Quando ci si trasferisce all’estero, cosa succede alla propria pensione ed a tutti i contributi che si sono versati in Italia?
In Italia continua a prevalere l’immigrazione interna. Dopo il rallentamento dovuto alla pandemia di Covid, gli spostamenti sono ricominciati. Coloro che lasciano il nostro paese sono soprattutto giovani di età compresa fra i 25 ed i 34 anni: circa la metà possiede una laurea o addirittura un titolo di studio superiore.
Coloro che lasciano l’Italia sono soprattutto del nord, mentre i meridionali preferiscono spostarsi proprio nelle zone settentrionali per cercare lavoro. Le regioni da cui si emigra di più sono la Valle D’Aosta ed il Trentino Alto Adige: entrambe hanno fitti interscambi, anche professionali, con i rispettivi paesi confinanti.
Cosa succede alla pensione se mi trasferisco all’estero
Quando si decide di trasferirsi all’estero per continuare la propria carriera lavorativa, bisogna sempre essere bene informati riguardo la propria pensione. L’Italia ha infatti stipulato alcuni accordi bilaterali e patti di reciprocità con alcuni paesi, che permettono quindi di fare il cumulo dell’anzianità lavorativa nel Belpaese con quella estera.
Tutti i paesi facenti parte dell’Unione Europea hanno ratificato un accordo sulla sicurezza sociale in data 30 marzo 2012, denominata “COM(2012) 153 final“. Attualmente, vi sono in essere altri 17 accordi bilaterali con Argentina, Australia, Brasile, Canada, Capo Verde, Israele, Jersey, Principato di Monaco, Bosnia, Macedonia, Serbia, Montenegro, Stati Uniti, Svizzera, Tunisia, Città del Vaticano e Venezuela.
Cos’è la totalizzazione contributiva internazionale e come richiederla
Gli accordi sopra menzionati valgono per coloro che trascorreranno parte della loro carriera in Italia e parte all’estero. In alcuni casi, ci sono anche dei requisiti di cittadinanza per poterne fruire. Solitamente, questi accordi prevedono l’esportabilità delle prestazioni di sicurezza sociale, in modo da evitare di avere una doppia imposizione.
Quando si lavora in più paesi esteri si può richiedere la totalizzazione contributiva internazionale. In questo modo, al momento di chiudere la propria carriera lavorativa, la pensione verrà calcolata appunto sul totale dei contributi versati in tutti i paesi in cui vigono accordi bilaterali. Successivamente, ogni paese verserà la sua quota mensile.
Le differenze fra la totalizzazione semplice e la totalizzazione multipla
Per poter richiedere la totalizzazione contributiva, bisogna fare molta attenzione a rispettare tutti i requisiti richiesti dagli accordi stipulati fra i paesi in cui si è lavorato. In alcuni casi, ad esempio, è richiesto un periodo di contribuzione minimo. È questo il caso di Lanzarote, dove è necessario avere almeno un anno di contributi versati.
Solitamente, viene richiesto anche che i periodi di contribuzione non siano sovrapposti per poterli considerare validi. Si parla di totalizzazione semplice quando si è lavorato solamente in due paesi in tutta la carriera. Si ha invece a che fare con la totalizzazione multipla quando i paesi sono più di due.