Le pensioni promettono di essere più ricche grazie ai nuovi assegni che beneficiano dell’adeguamento. Ecco quando si verseranno gli arretrati.
A partire dal mese di maggio ci dovrebbero essere numerose novità che riguardano le pensioni. La legge di bilancio 2023, infatti, ha definito tutte le novità sugli assegni che verranno erogati quest’anno. L’articolo 1, comma 310, ha dettagliato i provvedimenti presi al fine di contrastare la perdita del potere d’acquisto a causa dell’inflazione.
Si è deciso di prevedere un ulteriore aumento degli importi spettanti di 1,5 punti percentuali, che diventano 6,5 punti percentuali per coloro che hanno più di 75 anni. Questi incrementi, però, spettano solamente a coloro che nel corso dell’anno 2022 percepivano l’assegno minimo di 468,10 euro.
Bisogna ricordare che, secondo l’ISTAT, nel 2023 in Italia si è registrata un’inflazione media dell’8,1%. Tutte le pensioni, però, hanno avuto una rivalutazione fino al 7,3% a seconda del reddito annuo. Ciò si tradurrebbe con una perdita del potere d’acquisto dei pensionati di 0,8 punti percentuali per le fasce più povere.
Secondo quanto stabilito dalla legge di bilancio 2023, però, coloro che percepiscono l’assegno minimo hanno beneficiato oltre all’adeguamento del 7,3% anche di un ulteriore adeguamento dell’1,5% per gli under 75 ed un aumento del 6,5% per gli over 75. Il nuovo importo della pensione minima del 2023 ammonta dunque a 563,74 euro mensili.
Tutte le pensioni che risulteranno essere inferiori all’assegno minimo a seguito della rivalutazione prevista per il 2023, verranno incrementate fino a 563,74 euro. L’INPS non è riuscito ad adeguare subito gli assegni a partire da gennaio, e quindi con la mensilità di maggio si dovrebbe provvedere al conguaglio e quindi all’erogazione degli aumenti dovuti.
La circolare INPS n. 35 del 3 aprile 2023 chiarisce che per gli arretrati non ancora versati verranno fatte comunicazioni apposite. Gli aumenti riguarderanno le 12 mensilità annue e la 13°. Coloro che percepiscono somme aggiuntive, come la cosiddetta 14° mensilità, non vedranno alcuna variazione su questi importi, che sono esclusi dalla rivalutazione.
Se nel 2023 l’aumento degli assegni pensionistici è del 7,3%, per l’anno 2024 l’adeguamento è fissato al 2,7%. Questi importi, ovviamente, sono da considerare lordi e su di essi verrà applicata la tassazione. Per quanto riguarda le pensioni in convenzione internazionale, invece, si farà riferimento al lordo del pro-rata italiano in pagamento.
Quando i contributi versati nel Belpaese non sono sufficienti per ritirarsi in pensione, il lavoratore può quindi chiedere di considerare anche il lavoro svolto in alcuni paesi esteri. L’INPS pagherà soltanto il pro-rata, ovvero la quota di pensione corrispondente al lavoro effettivamente svolto nel nostro Stato su cui ci sarà la rivalutazione.
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