Una circolare INPS ha fatto alcuni chiarimenti fondamentali riguardo la pignorabilità delle pensioni: ecco cosa bisogna assolutamente sapere.
Il pignoramento è una procedura che può essere avviata nel momento in cui un creditore non riceva le somme dovute. La richiesta di avanzamento di una procedura forzata di recupero dei crediti può riguardare anche la pensione o lo stipendio. Bisogna però sapere che la legge impone dei limiti alle somme che possono essere pignorate.
Dal momento che la funzione primaria della pensione e dello stipendio e quella di poter provvedere al mantenimento, sono stati introdotti delle regole riguardo le somme pignorabili. Per quanto riguarda gli stipendi, ed inizialmente anche le pensioni, il massimo che un creditore può rivendicare sul cedolino è un quinto della retribuzione.
Il Dl Aiuti Bis è intervenuto sulla pignorabilità delle pensioni. Si è quindi fissato il minimo pignorabile a due volte l’assegno sociale. Successivamente, si è introdotto anche una soglia minima di 1.000 euro: nel 2022, ad esempio, quando il doppio della pensione minima era 702 euro, non si poteva pignorare chi percepiva meno di 1.000 euro mensili.
Nel 2023 l’assegno minimo è salito a 503,27 euro, quindi, la soglia minima di pignorabilità delle pensioni è salita di circa 6 euro rispetto all’anno precedente, passando a 1.006,54 euro. Nei primi mesi di quest’anno l’INPS non è riuscita a fare immediatamente il ricalcolo riguardo questi nuovi limiti, e quindi procederà al rimborso dell’eccesso pignorato.
La circolare numero 38 del 3 aprile 2023 dell’INPS chiarisce proprio quali siano i limiti di pignorabilità delle pensioni. Bisogna però sapere che ci sono diversi modi con cui i creditori possono cercare di riavere forzosamente quanto gli spetta. Oltre al pignoramento della pensione, dunque, possono essere seguite altre procedure.
La procedura di pignoramento della pensione, che viene sempre autorizzata dall’INPS, può vedere l’approvazione troppo tardi, quando il versamento mensile è già stata fatto. In questo caso, ad esempio, si può procedere al pignoramento direttamente dal conto corrente, dove i limiti imposti per legge sono molto diversi.
Anche nel caso in cui si proceda al pignoramento sul conto corrente bisogna garantire di lasciare il cosiddetto minimo vitale a chi subisce la procedura. Ci sono dei limiti da rispettare: si può infatti procedere al prelievo forzoso di tutto l’importo che eccede il triplo dell’assegno minimo sociale, che nel 2023, ad esempio, ammonta a 1.509,81 euro.
Non bisogna dimenticare che anche l’Agenzia delle Entrate – Riscossione può procedere direttamente al pignoramento degli importi iscritti a ruolo non regolati. L’Ente si potrà muovere solamente a seguito di numerose intimazioni di pagamento. Anche in questo caso dovrà essere garantito il minimo vitale al debitore.
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