Per chi non ha i requisiti per ottenere la pensione anticipata è allo studio un nuovo decreto che risolverebbe il problema del ricambio generazionale.
Oltre alla pensione di anzianità, oggi sono previste di verse possibilità di ritirarsi dal lavoro anticipatamente. Per coloro che svolgono lavori particolarmente usuranti per almeno 78 turni all’anno si può richiedere pensione con 61 anni e 7 mesi quando si è lavoratori dipendenti, mentre sono necessari 62 e 7 mesi nel caso si lavori come autonomi.
I lavoratori iscritti alle gestioni INPS possono accedere alla pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 7 mesi di lavoro. In questo caso si applica una finestra mobile di 3 mesi: questo significa che dovranno trascorrere appunto 3 mesi dal momento della maturazione dei requisiti a quello in cui si inizierà a percepire l’assegno pensionistico.
Le opzioni per ottenere la pensione anticipata nel 2023
Recentemente il governo ha modificato Quota 100 in Quota 103. Si tratta di una misura transitoria e riservata agli iscritti alle gestioni INPS, che sarà in vigore solamente per l’anno 2023 per favorire il passaggio alla gestione ordinaria. In questo caso, l’età per andare in pensione è fissata a 62 anni di età e 41 anni di contributi versati.
L’Opzione Donna è definita dalla legge 243/2004 ed è stata prorogata per tutto il 2023. Prevede per le lavoratrici la possibilità di ritirarsi in pensione con 35 anni di contributi. In assenza di figli, vi è anche da rispettare il requisito anagrafico che richiede almeno 60 anni. In presenza di 2 o più figli, si può scendere fino a 58 anni.
Cosa fare se si vuole andare in pensione ma non si hanno i requisiti?
Il decreto Milleproroghe ha modificato i termini del pensionamento anticipato fino al 2025. Grazie alla proroga dei “contratti di espansione”, inizialmente introdotti dal Jobs Act nel 2015, i lavoratori del settore privato concludere la carriera con 5 anni di anticipo. È però necessario il raggiungimento di un accordo fra il sindacato e l’azienda.
Lo scopo dei “contratti di espansione“, infatti, è quello di favorire il ricambio generazionale. Questo significa che, nel momento in cui al lavoratore è concesso il ritiro dal lavoro con un’indennità fino alla data del pensionamento, si dovranno anche pianificare un determinato numero di assunzioni all’interno della stessa azienda.
La nuova misura allo studio fatta su misura per le PMI: i dettagli
Mentre i “contratti di espansione” sono applicabili solamente nelle aziende con almeno 50 dipendenti, sarebbe allo studio un’altra misura più adatta alle PMI. Secondo le indiscrezioni, si vorrebbe permettere al lavoratore di concordare con l’azienda una riduzione oraria che potrebbe arrivare al 30%, senza che la contribuzione diminuisca.
Come per i “contratti di espansione”, la misura è volta a favorire la pianificazione di nuove assunzioni. Sembrerebbe anche che si voglia permettere di usufruire della retribuzione oraria anche ai dipendenti di aziende con più di 50 dipendenti. In questo caso, si potrebbe concordare la riduzione oraria al 100% utilizzando anche i “contratti di espansione”.