La riforma del catasto sembrerebbe essere tornata ad essere un tema di attualità politica. Ecco cosa contiene il testo del Def.
Fra le tasse più odiate dagli italiani ci sono sicuramente quelle riguardanti la casa. Eppure, secondo i dati OCSE, il costo di una casa rispetto al reddito familiare è rimasto relativamente basso fra il 2000 ed il 2020. Inoltre, la tassazione sulla casa è una percentuale ridotta del totale dei tributi pagati dai residenti nel Belpaese.
Forse è l’alto numero di tasse diverse da pagare che genera il fastidio, dal momento che bisogna anche ricordare le diverse scadenze. Sulla prima casa non di lusso, infatti, si paga solamente l’imposta sui rifiuti. Dalla seconda casa in poi, invece, si deve pagare l’IMU, la Tasi e la Tari. Oltre a questo, durante la compravendita di immobili ci si può trovare a corrispondere l’imposta catastale, l’imposta ipotecaria e l’IVA.
A maggio 2022 la Commissione UE aveva raccomandato all’Italia la riforma del catasto, in quanto i valori sarebbero ormai in gran parte obsoleti. Il governo Draghi aveva tentato di discutere in parlamento la proposta, ma Salvini fu perentorio: “Se qualcuno ci chiede di tornare a tassare la prima casa, si attacca al tram. La casa per gli italiani è sacra“.
Dopo che il governo rischiò di perdere la fiducia sul voto della riforma del catasto, la proposta fu semplicemente ritirata. In quell’occasione Lega e Forza Italia cantarono vittoria: con il senno di poi, forse, fu un po’ troppo presto. La proposta di una riforma del catasto, infatti, sarebbe tornata di attualità con la pubblicazione del Def.
Nel Documento di economia e finanza del 2023 si può leggere: “[…] Adottare e attuare la legge delega sulla riforma fiscale, per ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema, in particolare mediante una revisione delle aliquote d’imposta marginali effettive, l’allineamento dei valori catastali ai valori di mercato”.
Tanto è bastato per scatenare di nuovo una bufera. Del resto, perchè introdurre questo passaggio se non vi è un’intenzione di discutere nuovamente una riforma del catasto? Il Ministero dell’Economia e della Finanza ha smentito questa ipotesi, spiegando che il Def ha solamente un carattere ricognitivo e non ha indicato nessuna volontà del governo Meloni.
Ciò che preoccupa di più di un’eventuale riforma del catasto è la probabilità che questo comporti anche un aumento della relativa tassazione sugli immobili. Il vice-Ministro dell’Economia, Maurizio Leo, aveva già spiegato a Il Sole 24 Ore prima della pubblicazione del Def quale fosse l’urgenza di questa riforma chiesta dalla Commissione europea.
Queste le parole tranquillizzanti del vice-ministro: “In moltissimi Paesi, dalla Germania all’Austria e non solo, il catasto si ferma ad anni ben anteriori rispetto al nostro, che è stato aggiornato a fine anni Ottanta. Quindi penso che parlare in questa fase di aggiornamento del catasto mi sembra un fuor d’opera“.
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