Non tutti hanno sorriso nel vedere le pensioni di aprile. Ecco qual è l’ultima circolare INPS e quali sono stati i suoi effetti immediati.
L’inflazione media annua rilevata dall’ISTAT in Italia nel 2022 è del +8,1%. Il governo ha deciso di non adeguare completamente le pensioni all’inflazione, forse anche perchè la spesa pensionistica, secondo Eurostat, ammonta almeno ad un sesto del PIL nazionale. In questo modo, però, le persone più anziane hanno perso potere d’acquisto.
Dal momento che la legge di bilancio 2023 ha visto l’approvazione definitiva il 30 dicembre 2022, l’INPS non ha avuto il tempo di rivalutare le pensioni secondo le sei fasce individuate dal governo per l’assegno di gennaio. La stessa legge 197/2022 aveva stabilito degli scaglioni per l’adeguamento delle pensioni al costo della vita.
Quali sono le sei fasce di rivalutazione pensionistica
Le sei fasce individuate dal governo Meloni usano come moltiplicatore la pensione minima. La circolare INPS numero 35 del 3 aprile 2023 conferma che le pensioni minime per gli over 75 saranno portate a 600 euro. Per gli under 75, invece, l’assegno sale da 563,74 euro a 572,74 euro, con una rivalutazione straordinaria del +1,5%.
Tutti coloro che hanno una pensione pari o inferire al trattamento minimo INPS, che appunto nel 2022 era di 563,74 euro, riceveranno con l’assegno di aprile tutti gli arretrati di quest’anno. Per tutti coloro che invece si sono ritirati dal lavoro ed hanno un assegno mensile fino a 4 volte la pensione minima, la rivalutazione sarà del +7,3%.
Ecco perchè ad aprile non è andata bene a tutti con le pensioni
Il governo Meloni ha quindi deciso che l’indicizzazione massima delle pensioni nel 2023 sarà del 7,3%, cioè di 0,8 punti inferiore al tasso di inflazione ufficiale nel 2022. È previsto però anche un indice di perequazione: con il crescere del reddito pensionistico, l’adeguamento al costo della vita sarà più contenuto.
A tal proposito, bisogna ricordare che già il governo Monti, nel 2012 e 2013, aveva bloccato l’adeguamento all’inflazione di tutte le pensioni superiori a 3 volte il minimo INPS con la riforma Fornero. La sentenza numero 70/2015 della Corte Costituzionale, però, dichiarò incostituzionale il blocco, ed il governo Renzi provvide ad un parziale rimborso.
Pensioni ad aprile, perchè non è andata bene per tutti
Ad aprile, dunque, sono arrivate notizie confortanti per coloro che hanno gli assegni pensionistici più bassi. Chi ha un reddito fra 4 e 5 volte il minimo INPS, invece, ha avuto un aumento del 6,21% circa sul precedente anno. La percentuale si riduce drasticamente per coloro che guadagnano invece da 5 a 6 volte la pensione minima.
Per costoro, infatti, l’adeguamento corrisponde al 3,87% circa sull’anno precedente. Chi ha un reddito pensionistico compreso fra le 6 e le 8 volte il minimo, invece, l’indicizzazione si ferma al 3,43%. La percentuale scende ulteriormente al 2,70% per chi guadagna da 8 a 10 volte il minimo, ed al 2,34% per le pensioni oltre 10 volte l’assegno minimo.