Dopo la prima interazione alla Camera fra Elly Schlein e Giorgia Meloni, sembra chiaro che sul salario minimo non ci si possa fare illusioni.
La prima manifestazione di Elly Schlein subito dopo l’elezione a segretaria del PD si è svolta a Milano. In piazza della Scala si sono dati appuntamento tutti coloro che volevano protestare contro lo stop alla registrazione dei figli di coppie omogenitoriali. In questa occasione, la Schlein ha anche parlato di salario minimo.
Secondo la segretaria del PD, sotto ad una certa soglia non si può più parlare di lavoro, ma solo di sfruttamento. L’argomento è stato trattato nuovamente il 15 marzo, quando alla Camera è intervenuta Elly Schlein ponendo alcune domande direttamente al primo ministro Giorgia Meloni.
Il duello fra le due donne a capo del centro-destra e centro-sinistra si è giocato soprattutto sulle allusioni. Giorgia Meloni aveva emesso un comunicato stampa poco dopo la sua elezione, chiedendo di chiamarla “il” Presidente del Consiglio. Elly Schlein, invece, ha esordito chiamandola “la” Presidente.
La segretaria del Partito Democratico ha chiesto di riconoscere l’urgenza dell’introduzione di un salario minimo in Italia e del congedo parentale. Ha quindi sottolineato come le retribuzioni del Belpaese siano diminuite negli ultimi anni. Ha inoltre chiesto che si dia voce a quello che definisce uno dei drammi del nostro Paese.
La precarietà ed il lavoro povero sarebbero le emergenze di cui l’Esecutivo dovrebbe occuparsi subito secondo la Schlein. Giorgia Meloni, che molto probabilmente si aspettava un tale quesito nel corso del suo primo question time, non ha risparmiato una stoccata alla nuova avversaria politica.
Queste le parole della Meloni: “Intervenire per fronteggiare il fenomeno del lavoro povero è una priorità a cui il Governo lavora. Negli ultimi 30 anni gli stipendi dei lavoratori italiani sono diminuiti: rendo onore alla sincerità dei colleghi del PD. […] È vero, c’è un problema, chi ha governato fino a ora ha reso più poveri i lavoratori italiani. Questo Governo deve fare quello che può per invertire la rotta“.
Giorgia Meloni ha dunque evidenziato che il PD era al Governo mentre i salari degli italiani diminuivano costantemente. Sembra che l’obiettivo perseguito dal primo ministro sia quello di detassare le aziende, in modo da far avere delle buste paga più ricche ai lavoratori. Allo stesso tempo, ha ridotto il cosiddetto “reddito di cittadinanza”.
Si cerca dunque di disincentivare i disponibili al lavoro dal vivere grazie ad un sussidio. Nei paesi dove sono stati introdotti, del resto, i salari minimi sono ben al di sotto della paga media oraria. La Meloni ha spiegato di voler migliorare i CCNL, da cui dipendono tutti i rapporti di lavoro, fatta eccezione per tirocinanti e collaboratori occasionali.
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