La riforma fiscale a cui sta lavorando il Governo Meloni apporterà modifiche sostanziali agli stipendi di milioni di italiani.
L’obiettivo dell’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni è semplificare e razionalizzare. La riforma fiscale a cui il Governo sta lavorando avrà un impatto importante sugli stipendi di milioni di italiani. Ma non tutti ne trarranno beneficio. Vediamo nel dettaglio cosa cambierà.
Il primo passo sulla tabella di marcia del Governo Meloni è abbassare le aliquote Irpef portandole da quattro a tre. L’obiettivo finale è arrivare alla Flat tax, nata qualche anno fa in casa Lega ma mai portata a compimento. Ma “Roma non fu costruita in un giorno ” e, quindi, si procede passo passo e il primo gradino sarà appunto quello di passare dalle attuali quattro a tre aliquote Irpef. Questa modifica inciderà sugli stipendi di milioni di lavoratori dipendenti.
Gli effetti, almeno in un primo tempo, potrebbero non essere vantaggiosi per tutti. Vediamo infatti cosa accadrà. Attualmente le aliquote Irpef sono quattro. Ecco come sono divisi i vari scaglioni:
Una situazione fiscale molto confusa e penalizzante per alcuni. Situazione a cui il Governo ha, pertanto, deciso di mettere mano dopo anni in cui non si è fatta alcuna riforma di largo respiro.
Appresa la situazione attuale, vediamo ora come cambieranno gli stipendi dopo l’abbassamento delle aliquote Irpef che verrà attuato dal Governo Meloni.
Al vaglio del Governo ci sono due ipotesi. Secondo la prima, il secondo e il terzo scaglione verrebbero accorpati in una sola aliquota del 27%. In questo modo, però, verrebbero penalizzati i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro che pagherebbero il 2% in più. Ci guadagnerebbero, tuttavia, tutti coloro che hanno un reddito superiore a 28.000 euro. Il vantaggio maggiore lo avrebbe chi percepisce più di 50.000 euro l’anno che passerebbe da pagare 14.400 euro a pagarne 12.900, con un risparmio, quindi, di 1.500 euro.
Una seconda ipotesi sul tavolo dell’Esecutivo prevede, invece, queste aliquote: un primo scaglione fino a 28mila euro al 23%, un secondo da 28mila a 50mila euro con il 33% e un terzo scaglione sopra i 50mila con Irpef al 43%. In questo caso per i redditi di 20mila euro si passerebbe da 4.700 a 4.600 di prelievi Irpef, quindi con 100 euro in meno.
Per i redditi fino a 35mila euro il versamento scende da 9.150 euro a 8.750, quindi circa 400 euro in meno. A 50mila euro di reddito lo sgravio sarà di 700 euro, così come per chi guadagna 60mila.
Una terza ipotesi è quella di un’aliquota al 20% per i redditi fino a 28mila euro. Poi la fascia da 28mila a 50mila euro pagherebbe il 35% di Irpef e non cambierebbe nulla sopra i 50mila.
Qualunque sarà l’ipotesi che si rivelerà vincente, una cosa è certa: per attuare questa riforma fiscale il Governo necessita di tante risorse economiche. Una parte arriverà dal taglio dei bonus, tra cui il Superbonus 110%, costato allo Stato circa 120 miliardi di euro in appena due anni. Gran parte delle risorse necessarie alla riforma fiscale arriverà dal taglio o dalla riduzione delle detrazioni, le tax expenditures che, ad oggi, sono circa 600.
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