Ci sono pessime notizie per il futuro delle nostre pensioni. Ecco cosa ha spiegato il presidente di ISTAT riguardo la previdenza sociale italiana.
Nel 2020 l’ISTAT riportava un calo significativo della natalità. I nuovi nati, infatti, erano 404.892. Si tratta di un calo di circa 15.000 nascite rispetto all’anno 2019. Questo fenomeno si spiega soprattutto con le restrizioni imposte dalla pandemia di Covid ed il cambio di stile di vita che i lockdown hanno imposto agli italiani.
Nel 2020 il numero medio di figli per donna residente in Italia era di 1,24. Le cittadine italiane hanno una media più bassa, che ammonta a 1,17 figli: ben al di sotto dei 2 figli necessari al rinnovamento generazionale. Gli stranieri influiscono significativamente sul numero delle nascite, ma anche sul numero totale di residenti registrati nel nostro Paese.
Pensioni, ci sono pessime notizie per il futuro
Dal 2012 al 2020 si è visto ridurre il contributo alla natalità da parte degli stranieri, con 12.000 nascite in meno. Il 21,5% dei nuovi nati nel nord Italia ha almeno un genitore straniero. La percentuale si riduce al 16% nel centro Italia, e scende ulteriormente al 5,9% nel sud Italia ed al 5,1% in Sicilia e Sardegna.
Il presidente dell’ISTAT, Gian Carlo Blangiardo, è tornato ad affrontare il problema della bassa natalità in Italia, spiegando anche perchè ci sono pessime notizie per il futuro per le pensioni italiane. I dati del 2021, infatti, mostrano che c’è stato un ulteriore abbassamento della natalità: le 400.000 nascite stabiliscono il nuovo record negativo italiano.
Ecco l’intervento di Blangiardo a margine della seconda edizione di Economica, evento organizzato dall’Anpit, in cui sottolinea il problema demografico italiano:
I numeri spaventosi del calo demografico italiano
Blangiardo ha spiegato che ormai, anche se tornasse ad aumentare il tasso di fecondità, il ricambio generazionale sarebbe comunque compromesso: “Avremo in prospettiva un vertiginoso calo di donne in età feconda. Oggi abbiamo 12 milioni di donne tra i 15 e i 50 anni, tra 50 anni saranno 8 milioni. Si tratta di un elemento strutturale con cui fare i conti“.
Lo stesso drastico calo si andrà a verificare gradualmente sul numero di nuovi diplomati e laureati, con il conseguente crollo del numero di liberi professionisti ed italiani disponibili al lavoro. Oggi infatti, abbiamo circa 400.000 diplomati e 200.000 laureati. Fra due decenni si stima che il numero debba scendere a 294.000 diplomati e 160.000 laureati.
Come il calo demografico mette in dubbio la sostenibilità delle pensioni
Le cattive notizie non arrivano solo dai dati che riguardano la natalità. Blangiardo spiega che, a partire dal 2020, gli stranieri stanno abbandonando l’Italia. Nel giro di un anno i residenti sono diminuiti di 206.080 unità, con una flessione dal 2020 al 2021 dello 0,3%. Siamo scesi sotto la soglia dei 60 milioni, arrivando a 59.030.133 abitanti.
L’Ufficio Studi della CGIA di Mestre conferma quando esposto da Blangiardo e conferma che, al 1° gennaio 2022, abbiamo 205.000 pensionati in più rispetto al numero dei lavoratori. I dubbi riguardo la sostenibilità del sistema pensionistico italiano, quindi, si fanno sempre più insistenti: come si potranno pagare le pensioni nei prossimi decenni?