Nonostante nel mese di gennaio l’inflazione di segni di rallentamento, per alcuni prodotti i prezzi continuano a rimanere alti: cosa bisogna fare a riguardo
L’inflazione a gennaio ha da dato segnali di rallentamento ma ci sono state anche stavolta delle eccezioni. L’Istat ha rilevato che i prezzi hanno rallentato la loro corsa, con un’inflazione che è scesa dall’11,6% al 10% su base annua. Lo stesso Istituto ha però sottolineato delle tensioni per i prezzi di consumo per alcune categorie di prodotti.
Si fa riferimento gli alimentari lavorati, quindi ai succhi di frutta, insaccati e prodotti surgelati. Ma anche altri beni come elettrodomestici e detergenti per la pulizia della casa, pe la cura della persona e medicinali. Il motivo principale della flessione del tasso di inflazione è il forte rallentamento dei prezzi dei beni energetici regolamentati e, in misura minore, di quelli non regolamentati.
I secondi comprendono i carburanti per le vetture, i lubrificanti e i combustibili per uso domestico. Ma anche alimentari non lavorati, servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. Gli effetti di questi andamenti sono stati controbilanciati solo parzialmente dall’accelerazione dei prezzi dei beni durevoli e non durevoli.
Istat aggiunge che a gennaio la variazione tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo scende a causa del rallentamento dei prezzi di case, acqua e elettricità, oltre che dei combustibili. A ciò si aggiunge il lieve rialzo di quelli dei prodotti alimentari e bevande analcoliche. Tali dinamiche sono state compensate un po’ dall’accelerazione dei prezzi dei mobili e degli articoli per la casa.
La variazione dei prezzi al consumo NIC si imputa invece alla brusca frenata dei prezzi de beni, in confronto al lieve rialzo di quelli dei servizi. Il differenziale inflazionistico tra i servizi e i beni rimane negativo, passando da -13% a -9,9%.
I prezzi dei beni alimentari rallentano per effetto degli alimentari non lavorati, che risentono della marcata flessione dei prezzi dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate. A rimanere stabili sono solo i prezzi degli alimentari lavorati, sempre intorno al 15%. Leggera accelerazione per beni durevoli e non durevoli.
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