Dopo un periodo di relativa tranquillità l’inflazione torna a preoccupare seriamente: gli ultimi dati non sono affatto positivi e i prezzi possono ricominciare a salire
L’impressione di tutti era che ormai il problema fosse sulla via del tramonto, ma evidentemente non è ancora così, perché sta tornando il terrore dell’inflazione. Nella giornata di ieri infatti gli Stati Uniti hanno diramato tutti i dati di gennaio sul PCE (Personal Consumption Expenditure). Si tratta del principale indicatore per monitorare l’andamento dei prezzi al consumo.
Quello che si nota è la netta crescita mensile da dicembre a gennaio, dallo 0,1% allo 0,6%. Abbastanza negativo anche il dato “core“, con l’indice che ha segnato un rialzo al 4,7% al netto degli alimentari e delle energie. Eppure in tanti si chiedono come sia possibile questa risalita dopo le discese dei mesi precedenti. La spesa e il reddito delle famiglie americane si sono impennati e i dati sono in entrambi i casi in accelerazione.
In America la risalita dell’inflazione è da considerarsi una conseguenza alla crescita, per cui se in Europa le cose non vanno così bene non ci sarebbe da temere anche questo problema. E invece le cose non stanno proprio così perché i dati di Eurostat confermano le sensazioni negative.
In Europa l’inflazione è stata trainata dalla crisi energetica. A seguito della guerra tra Russia e Ucraina e con la necessità di uscire della dipendenza energetica con i russi, i prezzi di petrolio e gas erano esplosi. Le quotazioni si erano sgonfiate ultimamente ma ora gli effetti dell’inflazione si sono riversati altrove. Il caro bollette ha aumentato infatti di costi di produzione e trasporto.
Se da una parte il mercato obbligazionario segnala che le aspettative d’inflazione non si siano disancorate dall’obiettivo del 2%, il potere d’acquisto perso nel 2022 bisogna recuperarlo in un modo o nell’altro. Il punto è che il progetto di sconfiggere l’inflazione senza stozzare le economie non sembra avere buone possibilità di riuscita e per questo c’è il rischio di una recessione.
Grazie a una crisi guidata, infatti, si ridurrebbe la domanda di beni e servizi per abbassare i prezzi. Non si tratta dello scenario che immaginavano i mercati ad inizio anno: FED e BCE dovranno spingere oltre sui tassi, fino al 5% e al 4%. La discesa dell’inflazione procederà tra effetto base e crollo del gas.
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