A seguito del decreto che ha cancellato la cessione dei crediti per gli interventi di efficientamento, si fa un bilancio del provvedimento che è costato tanto per rilanciare il settore edilizio
E’ arrivato un decreto del governo Meloni che ha interrotto la cessione dei crediti e lo sconto in fattura del Superbonus. La misura con cui lo stato negli ultimi anni ha finanziati i lavori di ristrutturazione per migliorare l’efficienza energetica era arrivata infatti ad una situazione non più controllabile secondo l’esecutivo.
D’ora in poi i lavori si possono eseguire a proprie spese, per poi provvedere alla detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi. Nei 5 anni successivi si pagheranno meno tasse. Banche e associazioni di categorie interessate alla cessione di questi crediti sono state convocate dal governo lunedì a Palazzo Chigi. Si è ragionato su eventuali modifiche e ora si cerca un compromesso.
Giorgia Meloni è stata chiara: “Quando spende lo Stato non è nulla gratis. Il costo totale dei crediti del Superbonus attualmente è di 105 miliardi di euro. Ora dobbiamo cercare soluzioni per evitare il tracollo di migliaia di aziende. E dobbiamo difendere il bilancio pubblico”.
Analizziamo allora nel dettaglio il bilancio del Superbonus. A fronte di 372.303 asseverazioni depositate entro il 31 gennaio scorso, lo Stato dovrà farsi carico di una spesa di 71,7 miliardi di euro, come rilevato dall’ufficio studi della Cgia. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha fatto notare che si tratta di un costo che graverà sulle spalle di tutti gli italiani.
L’istituto ipotizza che questa misura abbia interessato solo il 3,1% del totale degli immobili ad uso abitativo e ciò significa che una spesa così alta ha migliorato l’efficienza energetica di una piccolissima parte degli edifici del Paese. Ma chi ne ha beneficiato di più? I dati dicono che a livello regionale è stato il Veneto con 46.447 asseverazioni e un’incidenza del 4,4%. Appena dietro ci sono la Toscana e la Lombardia.
Le regioni meno coinvolte, secondo i dati, sono state Calabria, Valle d’Aosta e Liguria, con un’incidenza di appena il 2%. A detta della Cgia il Superbonus non va bocciato perché ha contribuito a far riprendere il settore edilizio che nel nostro Paese ha un peso importante. Tutta via l’associazione spiega che “questa misura ha provocato un costo in capo alla fiscalità generale spaventoso e non proporzionale al numero di edifici che sono stati efficientati”.
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