Si va verso la definitiva cancellazione del Superbonus e di tutti i bonus edilizi? Ecco cosa è stato stabilito in data 17 febbraio 2023.
Lo studio pubblicato dalla CGIA di Mestre il 18 febbraio sembra tracciare per la prima volta un quadro completo del Superbonus e del suo utilizzo. Il provvedimento ha generato ben 372.303 asseverazioni, che sono state depositate entro il 31 gennaio 2023. Lo Stato, di conseguenza, dovrà farsi carico di una spesa di 71,7 miliardi di euro.
La regione che ha fatto un ricorso più massiccio al Superbonus è il Veneto. Si contano infatti 46.447 asseverazioni, con un’incidenza del 4,4%. Le regioni meno coinvolte dal provvedimento sono quattro: Calabria, Valle D’Aosta, Liguria e Sicilia, dove l’incidenza si è fermata all’1,7% contro la media nazionale del 3% e 12,2 milioni di edifici residenziali.
Il dato più importante riguardo al Superbonus, però, continua a sfuggire alle principali rilevazioni. Con questa misura si è intervenuti per efficientare soluzioni abitative economiche o di pregio? Dal momento che l’impatto riguarda solo il 3% delle abitazioni italiane sarebbe molto interessante scoprire anche questo dato.
Già dal 17 febbraio, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, si è confermata la decisione del governo Meloni di rivedere tutto il sistema di bonus e superbonus edilizi, che allo stato attuale sono circa una decina. Non si potrà dunque procedere più in alcun modo allo sconto in fattura ed alla cessione dei crediti edilizi sui nuovi lavori.
Potranno continuare a beneficiare sia dello sconto in fattura che della cessione dei crediti edilizi i cantieri dove le operazioni sono già in corso. Ciò significa che si metterà il freno ad alcune distorsioni che hanno fatto esplodere i prezzi edilizi in questi ultimi anni. I cittadini dovranno infatti spendere, e quindi avere effettivamente, i soldi per l’intervento edilizio.
Solo in un secondo momento si potrà procedere attraverso la dichiarazione dei redditi a richiedere il beneficio fiscale per cinque oppure dieci anni. Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, ha sottolineato come la misura della cessione del credito edilizio sia nata nel 2016 per sostenere le famiglie meno abbienti.
Ci si chiede dunque se il governo Meloni deciderà comunque di mantenere in qualche modo la misura del credito edilizio per aiutare le famiglie più povere. Altrimenti, risulta difficile pensare che in un periodo di crisi economica e stretta edilizia si riesca a trovare i fondi necessari per efficientare la propria abitazione con interventi di riqualificazione edilizia.
È interessante notare come lo stop del governo Meloni alla cessione del credito edilizio sia arrivata proprio nel momento in cui l’Unione Europea comincia a chiedere ai propri cittadini di rispettare alcune norme stringenti. Ad esempio, si è dato l’obiettivo di raggiungere alcune classi energetiche per tutti gli edifici entro i prossimi anni: perchè non unire gli obiettivi della UE con i differenti bonus edilizi già presenti in Italia?
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