Stipendi di febbraio, ecco quali sorprese ci attendono: alcuni dipendenti potrebbero avere un netto più alto in busta paga. Ecco le motivazioni.
Il governo Meloni aveva annunciato poco dopo l’insediamento di avere come priorità la riduzione del cuneo fiscale, ovvero la differenza fra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro ed il netto che riceve il dipendente. In Italia, come è noto, la tassazione è molto alta, e secondo l’OCSE il cuneo fiscale è fra i più alti al mondo.
Dello stipendio lordo, circa il 24.3% sono contributi a carico del datore di lavoro. Il dipendente, invece, versa il 17.5% di imposte sul reddito ed il 7.2% di contributi a suo carico. Si può dunque concludere che il cuneo fiscale è composto da IRPEF, addizionali comunali e regionali e contributi pensionistici. Gli autonomi hanno anche l’IVA.
L’articolo 1, comma 281 della legge di bilancio 2023 spiega che l’esonero contributivo ai lavoratori, ovvero il taglio del cuneo fiscale, sarà fatto secondo due scaglioni. Per coloro che hanno una RAL inferiore a 35.000 euro sarà del 2%. Per i redditi annui fino a 25.000 euro, invece, l’esonero contributivo invece sarà del 3%.
Il taglio del cuneo fiscale al 2% per i redditi fino a 35.000 euro era già in vigore nel 2022. Questo significa che i dipendenti continueranno a percepire lo stesso netto in busta paga. La novità del 2023 per i lavoratori dipendenti del settore privato è invece per i redditi più bassi, che hanno un ulteriore punto percentuale di esonero contributivo.
Ecco l’annuncio di Giorgia Meloni su Twitter riguardo la volontà di aumentare gli stipendi dei lavoratori:
Per i dipendenti che hanno un lordo annuo di circa 10.000 euro l’esonero contributivo dovrebbe portare circa 19-20 euro in più al mese, ovvero 240 euro all’anno. Per coloro che hanno una RAL di circa 15.000 euro, invece, si avranno ulteriori 29 euro al mese, cioè 348 euro all’anno. Chi guadagna 20.000 euro avrà invece 33 euro, che sono 395 euro all’anno.
L’esonero contributivo entra in vigore dal 1° gennaio 2023. Alcuni dipendenti del settore privato, quando a febbraio riceveranno la busta paga con la competenza di gennaio, potrebbero dunque trovare un netto più alto in busta paga. La circolare INPS n. 7 del 24 gennaio 2023 ha anche chiarito come verrà applicato l’esonero contributivo.
Non è questo l’unico aumento che si potranno trovare alcuni dipendenti nel 2023. A partire da aprile, ad esempio, dovrebbe essere rinnovato il CCNL Commercio, Terziario, Servizi. Tutti i dipendenti che lavorano con questo contratto di categoria, potrebbero vedersi in busta paga alcuni importi una tantum quali acconti sugli aumenti futuri della retribuzione.
Questo significa che, una volta che verrà firmato il nuovo CCNL, si procederà al conguaglio. Se gli importi una tantum dovessero essere superiori agli aumenti versati dal datore di lavoro, si avrà una trattenuta in busta paga. Se invece gli acconti ricevuti fossero inferiori all’aumento stabilito, verrà versato l’importo mancante.
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