Il prossimo 25 e 26 gennaio 2023 è stato indetto uno sciopero dei benzinai in tutta Italia. Ecco cosa potrebbe succedere e quali sono i motivi che hanno indotto i maggiori sindacati ad annunciare per la seconda volta la mobilitazione.
A partire dal 1° gennaio 2023 la riduzione delle accise voluta dal governo Draghi è stata cancellata. Come ha voluto spiegare personalmente Giorgia Meloni nel suo appuntamento “Il diario di Giorgia“, questa scelta è stata operata per poter fornire sussidi mirati. La benzina, infatti, è un bene che usano tutti, e quindi delle accise ne beneficia chiunque.
Il governo Meloni ha dunque preferito stanziare i 10 miliardi che sarebbero serviti per continuare a tagliare le accise sulla benzina per tutto il 2023 ad altri provvedimenti. A titolo di esempio, il primo ministro ha indicato: il taglio del costo del lavoro, l’aumento dei fondi alla sanità, i sostegni economici alle famiglie ed il fondo per i crediti d’imposta alle PMI.
La cancellazione del taglio alle accise sulla benzina ha creato molto scontento, sia fra gli italiani che fra i gestori delle stazioni di servizio. In particolare, i lavoratori del settore non hanno affatto gradito che si sia accennato anche ad alcuni operatori che avrebbero aumentato il prezzo alla pompa per aumentare i propri margini di guadagno.
Per questo motivo, i benzinai avevano inizialmente deciso di proclamare uno sciopero per la giornata del 12 gennaio. Successivamente, a seguito di alcuni tavoli di discussione aperti con l’esecutivo Meloni, avevano deciso di revocare la giornata di protesta. Improvvisamente è arrivata però la dichiarazione di ben due giornate di sciopero da parte di 3 sindacati.
Le associazioni sindacali Faib, Fegica, Figisc/Anisa hanno confermato di aver indetto uno sciopero per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023. È interessante notare che l’annuncio è arrivato in risposta ad un quesito durante la conferenza stampa che è seguita al tavolo di confronto con il Ministro delle Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso.
Come riporta Ansa, a prendere la parola è stato il presidente di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi: “Sono profondamente deluso, ci aspettavamo altro. C’è stato uno sforzo per ridurre le sanzioni, ma rimane l’obbligo del cartello“. Questo non è affatto piaciuto, perchè restituirebbe l’immagine dei benzinai come una categoria da tenere sotto controllo.
Quando Bearzi parla dell’obbligo di cartello si riferisce alla necessità di esporre, a fianco del prezzo alla pompa della stazione di servizio, anche il prezzo medio rilevato su base nazionale. Fino al 18 gennaio questo si sarebbe dovuto fare ogni giorno, ma il ministro Adolfo Urso è intervenuto per comunicare alcuni importanti cambiamenti.
L’obbligo di comunicazione del prezzo medio nazionale non sarà più giornaliero, ma settimanale. Inoltre, le sanzioni non saranno più fino a 6.000 euro, ma scenderanno da 200 a 800 euro. Gli esercizi saranno chiusi dopo 4 inadempienze. Bearzi aveva dichiarato che le associazioni sindacali potrebbero revocare di nuovo lo sciopero se il governo si mostrasse disponibile a negoziare: come reagiranno alle modifiche introdotte da Urso?
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