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Fisco

Ex Bonus Renzi, cambia tutto: chi potrà ancora ottenere il beneficio in busta paga

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Chiara Mancini

La legge di bilancio 2023 ha introdotto alcuni cambiamenti riguardo l’ex Bonus Renzi: ecco chi potrà continuare ad ottenere il beneficio in busta paga.

L’ex premier Renzi l’aveva fortemente voluto prima delle elezioni Europee del 2014. Il bonus da 80 euro in busta paga per i lavoratori con i redditi più bassi aveva suscitato molta polemica. L’opposizione, infatti, sosteneva che si trattasse di un importo troppo esiguo. Il bonus è invece molto apprezzato dagli italiani e sarà in vigore anche nel 2023.

Ecco chi ha diritto anche nel 2023 al beneficio dell’ex bonus Renzi, oggi trattamento integrativo – Missione Risparmio.

Sebbene molti lo indichino ancora come bonus Renzi, il beneficio fiscale ha preso il nome di trattamento integrativo già a partire dal 1° luglio 2020. Nello stesso momento, l’importo erogato è aumentato, passando da 80 euro a 100 euro mensili. Non tutti i lavoratori ne hanno diritto: bisogna dunque verificare di avere tutti di requisiti.

Ex Bonus Renzi, chi può usufruire del beneficio nel 2023

Non sono solo i dipendenti del settore pubblico e privato a poter fare richiesta del bonus. Il trattamento integrativo si estende anche alle seguenti categorie di lavoratori: lavoratori atipici, soci lavoratori delle cooperative, lavoratori assunti con il contratto co.co.co., chi svolge lavori socialmente utili, i borsisti, gli stagisti, i revisori e amministratori comunali.

Fino al 20 giugno 2020 il beneficio dell’ex Bonus Renzi corrispondeva ad un versamento anticipato dal datore di lavoro – Missione Risparmio.

Purtroppo, gli incapienti non potranno percepire il bonus IRPEF. Sin dal 2014, infatti, coloro che hanno un reddito lordo annuo inferiore a 8.000 euro non possono richiedere di usufruire del trattamento integrativo. Anche chi guadagna più di 15.000 euro annui lordi, a partire dal 2022, non ha più diritto al beneficio fiscale.

Come verificare sulla busta paga se si sta percependo il bonus fiscale

Si può fruire del trattamento integrativo anche con uno stipendio lordo annuo inferiore a 28.000 euro solo nel caso in cui le detrazioni fiscali trovino capienza nell’IRPEF lorda. È molto importante che i beneficiari del bonus IRPEF verifichino anche la corretta erogazione  attraverso il controllo della busta paga.

Nel 2014 l’on. Matteo Renzi ha introdotto il bonus IRPEF che oggi è diventato il trattamento integrativo – Missione Risparmio.

La presenza di una voce sul cedolino con il riferimento “L. 21/2020” oppure “trattamento integrativo”, significa che si sta beneficiando del bonus fiscale. Se si hanno dei dubbi riguardo la possibilità di poterne usufruire, si può chiedere al datore di lavoro di effettuare il conguaglio unificato a fine anno, fornendo tutti i propri dati all’ufficio del personale.

Ex Bonus Renzi, cosa succede al dipendente che usufruisce del beneficio senza averne diritto: attenzione alla stangata al momento dell’elaborazione del 730

Il lavoratore che percepisce il trattamento integrativo senza averne diritto, si troverà in sede di dichiarazione fiscale a dover restituire i bonus percepiti. Questo significa che si maturerà un debito di 1.200 euro al momento della dichiarazione 730. A fine anno, si renderà anche necessario versare un acconto IRPEF per l’anno successivo.

Per questo motivo, al dipendente che ha il dubbio di non avere i requisiti per percepire il trattamento integrativo, è consigliato solitamente di comunicare al datore di lavoro la rinuncia al bonus. Se l’elaborazione del 730 confermerà l’eligibilità per il beneficio, la dichiarazione si concluderà con un credito, che verrà erogato nella successiva busta paga.

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