Cambiano gli importi degli assegni pensioni nel 2023. in arrivo la rivalutazione più alta dell’ultimo decennio.
Con l’arrivo del nuovo anno sono scattate le rivalutazioni delle pensioni. Questo meccanismo consiste nell’adeguare l’assegno di pensione al tasso d’inflazione vigente. Il precedente Governo presieduto da Draghi aveva anticipato in parte questa misura. Si era infatti provveduto a rivalutare le pensioni già al 2% per contrastare l’inflazione galoppante. Una mossa che alla fine non ha portato a chissà quali aumenti importanti per i pensionati che hanno visto aumentare il proprio assegno nell’ordine di poche decine d’euro. Dall’1 gennaio la rivalutazione è obbligatoria per tutti. Chi ha beneficiato dell’anticipo del 2% vedrà questa cifra detratta dal valore adeguato. il tasso di rivalutazione è del 7,3% rilevato dall’Istat. Chi ha avuto anticipo si vedrà dunque riconosciuto il 5,3%. Ad ogni modo si tratta del tasso di rivalutazione più alto degli ultimi 10 anni.
La tabella della perequazione per il 2023 è stata resa nota da tempo. Guardando il tasso di rivalutazione del 7,3% i nuovi importi per le pensioni di vario tipo saranno i seguenti:
La perequazione non si applica per l’intero indice ISTAT su tutti gli assegni, bensì con il meccanismo progressivo previsto dalla legge 448/1998 ovvero:
Una riflessione va fatta sull’importo rivalutato delle pensioni minime. Oggi con la rivalutazione chi beneficia del trattamento minimo percepisce 556,82 euro. In campagna elettorale Silvio Berlusconi promise di portare a 1.000 euro questa cifra. Una dichiarazione lodevole, peraltro figlia già delle precedenti campagne elettorali, ma che purtroppo si è rivelata al momento una bugia. I buoni propositi del Cavaliere si sono subito bloccati davanti al Bilancio dello Stato che non può permettersi in alcun modo questa misura.
Oltre alle rivalutazioni pensioni il Governo ha tagliato una cosa molto importante sul Reddito di Cittadinanza. In Commissione bilancio della Camera dei deputati sono infatti state approvate norme che inaspriscono la stretta già varata dal governo nella presentazione del testo in cui si prevedeva il taglio del sussidio da 18 a 7/8 mesi. Dal primo gennaio 2023 infatti il reddito di cittadinanza verrà sospeso per i giovani under30 che non hanno completato il ciclo della scuola dell’obbligo e che non stiano frequentando un corso di formazione. Un ulteriore emendamento presentato dalla maggioranza e approvato in commissione Bilancio prevede che la quota del Reddito di cittadinanza prevista per l’alloggio, in caso di abitazione in affitto, sarà erogata direttamente al locatore dell’immobile. Quella sul sussidio si tratta di una vera e propria battaglia del Governo di Giorgia Meloni che intende modificarlo per renderlo meno vitalizio e più meritocratico.
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