Di aumenti nel 2023 non avremo soltanto quelli derivanti dal taglio del cuneo fiscale, ma molti altri anche più corposi.
In tutto sono 4 gli aumenti che il Governo ha previsto per gennaio 2023, in modo che tutti i lavoratori italiani possano superare con meno fatica il critico periodo di aumenti e crisi economica che il paese sta attraversando.
Il taglio del cuneo fiscale è stato uno dei più importanti punti a favore della vittoria del Centrodestra nelle ultime elezioni politiche. Si trattava di una misura atta a tagliare un minimo di tasse dagli stipendi dei lavoratori, cosa che non poteva passare inosservata. In realtà la misura era già stata adottata in precedenza dal Governo Draghi. In quell’occasione vi era stato un taglio del cuneo fiscale del 2% sui contributi da versare per i lavoratori con un reddito tra i 20.000 e i 35.000 euro l’anno.
In continuità con quella prima mossa, il Governo Meloni ha aumentato il taglio di un ulteriore punto percentuale, arrivando al 3%, ma soltanto ai lavoratori con reddito compreso tra 20.000 e 25.000 euro l’anno. Parliamo di un risparmio sulla tassazione dello stipendio di circa 33 euro al mese. Considerando il periodo storico in cui siamo, in cui l’inflazione e l’aumento delle bollette stanno erodendo ferocemente il potere d’acquisto delle famiglie, questo aumento, per quanto piccolo e limitato, è molto importante.
Un secondo, importante aumento per i lavoratori, in particolare del settore commerciale, arriva dal bonus di 350 euro messo in campo dal Governo Meloni. Questo deriva dalla revisione dei contratti collettivi dei lavoratori del settore. Alla fine di una complessa trattativa tra sindacati e datori di lavoro si è arrivati ad un compromesso per cui i lavoratori avranno un aumento in busta paga già a inizio anno, in particolare di 350 euro complessivi. Di questi, 200 saranno pagati a gennaio, e altri 150 a marzo 2023.
Un secondo aumento sarà pagato ad aprile, per poi procedere ad una nuova trattativa per l’effettiva stipula dei nuovi CCNL (Contratti Collettivi Nazionali per i Lavoratori) per il settore del commercio e della distribuzione. Da considerare, tuttavia, come la cifra di 350 euro sia solo una media di tutti gli aumenti che sono stati decisi in sede di trattative. L’importo reale degli aumenti varia a seconda del livello di occupazione del lavoratore.
Un altro aumento arriva dalla manovra finanziaria. Per tutti quei lavoratori statali è stato previsto il pagamento di un bonus una tantum pari all’1,5% dello stipendio. Questo pagamento ulteriore è stato pensato per null’altro che combattere il caro vita. L’aumento è da calcolare solo ai fini del trattamento di quiescenza e non sarà, quindi, calcolato ai fini dell’indennità premio di fine servizio, dell’indennità sostitutiva di preavviso, e del Tfr, Trattamento di fine rapporto.
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