Il nuovo anno per i pensionati si aprirà con la rivalutazione delle pensioni. Un meccanismo che permette ai pensionati di aumentare il proprio assegno in base all’aumento dell’inflazione. In un periodo di inflazione che cresce sempre più velocemente, è possibile che gli aumenti del 2023 saranno deludenti, almeno per chi non rientra nella fascia di assegno fino a 2.250 euro.
L’inflazione alta è una piaga di questo paese da tempo immemore. L’Italia ha una lunga storia di inflazione alta perché è da molto tempo che è in crescita economica, quindi il costo della vita aumenta e spesso gli stipendi non riescono a reggere il passo. Generalmente un livello di inflazione alta può essere gestito proprio tramite la crescita economica, ma in questo periodo le cose sono diverse. Ci troviamo in quello che viene definito un periodo di stagflazione, ovvero un periodo di inflazione alta, ma senza un’adeguata crescita economica a bilanciare. Questo ovviamente dipende dai problemi internazionali, primo tra tutti la guerra economica tra Unione Europea e Russia.
Per ovviare al problema dell’aumento dell’inflazine, la legge pensionistica italiana ha da sempre un meccanismo di adeguamento che permette ogni anno di adeguare gli importi della pensione al tasso di inflazione. Questo meccanismo porta alla rivalutazione delle pensioni, che per le circostanza eccezionali in cui ci troviamo quest’anno sarà molto più importante del solito. Questo perché, a differenza degli stipendi dei lavoratori, in particolare privati, l’importo delle pensioni è fisso e non dipendente dalla crescita economica di una nazione. Per questo motivo Mario Draghi aveva deciso di anticipare la rivalutazione di gennaio 2023 a dicembre 2022.
Rivalutazione delle pensioni, ecco cosa ci aspetta all’inizio del nuovo anno
Per quanto riguarda gennaio 2023, invece, la situazione è abbastanza diversa. Per gennaio è stata pensata una rivalutazione del 7,3%, ma solo per pensioni entro una certa cifra mensile. Nella fattispecie siamo parlando delle pensioni di fascia più bassa, quelle da 2.250 euro al mese o meno. Per le pensioni di fascia superiore, invece, gli adeguamenti saranno in percentuale inferiore. La rivalutazione della pensione avverrà quindi con una percentuale pù bassa proporzionalmente a quanto è alto l’assegno pensionistico.
Questo avviene per contenere i costi della manovra. Eseguire una rivalutazione del 7,3% per tutte le pensioni dell’ampissimo spettro italiano sarebbe costato miliardi e miliardi di euro allo Stato italiano. Questi soldi, invece, saranno ridirezionati alle altre importanti manovre che il Governo sta compiendo in questo periodo, compresa la nuova legge pensionistica che prende il nome di Quota 103.
Nuovo sistema di rivalutazione per fasce
Attualmente la legge prevede che le pensioni siano rivalutate del 100% solo fino a 4 volte l’iporto del trattamento minimo. Le rivalutazioni scendono di percentuale mano a mano che aumentano gli importi. Nel 2023 saranno introdotte 6 nuove fasce per la rivalutazione delle pensioni. Per ora, il nuovo schema governativo prevede che la rivalutazione delle pensioni si farà in base a 6 fasce di rendita annuale in base al valore del nuovo trattamento minimo rivalutato (564 euro):
- 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
- 80% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
- 55% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
- 50% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
- 40% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
- 35% oltre le 10 volte il trattamento minimo