Hanno già cominciato a venir messe in opera le misure previte dalla legge di bilancio 2023. Si comincia con un non così corposo, ma politicamente importante spostamento di fondi dal reddito di cittadinanza verso le pensioni, così come promesso da Giorgia Meloni. So prevede un aumento delle pensioni minime e un lento sbiadimento del reddito di cittadinanza, garantito per pochissimi.
Le prime cose che hanno fatto scalpore riguardo la nuova legge di bilancio è quanto sia stata ridotta l’attenzione e l’azione del Governo verso il reddito di cittadinanza. Mensilità valide per il sussidio che passano da 18 a 8 (con la possibilità di una ulteriore riduzione a 7), controllo molto più stringenti, e la prevista cancellazione entro il 2024. Mentre i percettori del reddito di cittadinanza si disperano, però, i pensionati festeggiano. In campagna elettorale tutto il blocco di centrodestra aveva promesso un generale aumento delle pensioni, in particolare per quanto riguarda le pensioni minime. Questa promessa sembra sarà mantenuta.
Il via libera del Tesoro per l’aumento delle pensioni minime è arrivato nei giorni scorsi. Gli aumenti riguarderanno i pensionati sopra i 75 anni, con un aumento addirittura superiore a quello previsto in Manovra. L’aumento previsto sarebbe stato infatti a 576 euro, ma voci di corridoio dicono che l’aumento potrebbe arrivare anche a 600 euro per le pensioni minime. Nonostante queste voci, non si esclude che l’aumento sia di entità inferiore, intorno ai 590 euro.
Più soldi per le pensioni, meno per i disoccupati
Sempre in tema di pensioni, la maggioranza ha presentato in Commissione Europea la proprosta di riforma delle pensioni di Quota 103. Si tratta né più né meno di una rinominazione di Quota 41, la legge pensionistica fortemente voluta dalla Lega che prevede una forma di pensionamento anticipato per i lavoratori al compimento dei 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età anagrafica. La misura non ha affatto convinto la Commissione, che ha bocciata Quota 103 allo stesso modo di come aveva già bocciato Quota 100. In generale ai vertici europei non piace che l’Italia spenda così tanto dei suoi soldi pubblici per le pensioni, e vorrebbe che si tornasse alla legge Fornero.
Nonostante questa bocciatura, Quota 103 sarà disponibile a partire dall’anno prossimo. Stessa cosa per Opzione Donna, riconfermata anche per il 2023 nonostante le ovvie perplessità della Commissione Europea. I soldi che occorrono per gli aumenti di queste misure verranno, almeno in parte, presi dai risparmi del reddito di cittadinanza. Il reddito infatti è stato fortemente penalizzato, con un taglio netto che ha ridotto enormemente i fondi da destinarvisi. Già con la Legge di Bilancio il fondo stanziato è stato dimezzato, con l’ulteriore riduzione delle mensilità si calcola di risparmiare ulteriori 200 milioni di euro.
Altre proposte in ballo
Rigettata invece la possibilità del cambiamento nella rivalutazione delle pensioni del prossimo anno. La Cisl aveva proposto una rivalutazione del 100% delle pensioni fino a 5 volte il trattamento minimo, contro il limite di 4 volte della legge attuale. La proposta è stata considerata troppo non solo dall’esecutivo, ma anche dagli altri fronti sindacali, Cgil e Uil, che hanno fatto cadere la proposta.
Si continua a discutere anche sulla Decontribuzione del Sud. Si tratta di una manovra di agevolazioni per le aziende privade del sud Italia in modo da incentivare le assunzioni e permettere una maggiore fluidità del mercato del lavoro.