Resta sul tavolo delle cose da fare del Governo Meloni la recerca di una soluzione per la riforma delle pensioni. Quella stessa battaglia portata avanti per un anno intero dal Governo Draghi dovrà essere portata a termine entro la fine dell’anno, altrimenti nel 2023 si tornerà alla Legge Fornero senza una alternativa.
La riforma delle pensioni è un argomento molto combattuto, che vede tantissime forze in gioco anche molto lontane le une dalle altre. Il Governo precedente di Mario Draghi si è impegnato per un intero anno nella ricerca di una soluzione a questo problema e solo lo scoppio della guerra in Ucraina a febbraio ha fatto saltare il tavolo.
Non c’è dubbio che una soluzione vada trovata entro la fine dell’anno. La nuova legge sulle pensioni dovrà arrivare prima del 2023, in modo da sostituire le forme di pensionamento alternative e di non tornare senza possibilità di appello alla sola legge Fornero. Attualmente la forma che sta venendo discussa è quella di un’uscita anticipata dal lavoro a 62 o 63 anni, ma con degli incentivi per chi resta a lavorare ancora dopo il compimento di quell’età.
La misura che sta venendo discussa al tavolo delle trattative tra il Tesoro, il Ministero del Lavoro e i sindacati, è che le persone possano andare in pensione anticipata a 62 o 63 anni, ma che chi, nonostante sia di quell’età, vorrà restare a lavoro, avrà un incentivo del 10% in busta paga. Si tratta di una scelta dovuta all’aumento esponenziale dei costi per le pensioni dell’anno prossimo.
Si calcola infatti che solo per gli adeguamenti delle pensioni all’aumento dell’inflazione a gennaio 2023, ci vorranno 50 miliardi di euro. Si tratta di soldi che devono uscire direttamente dalle casse dello Stato, soldi che adesso sarebbero più volentieri indirizzati a risolvere il problema del caro bollette. In questo modo si cercherebbe di disincentivare la pensione a molti che potrebbero prenderla, richiedendo allo Stato un minore dispendio si risorse.
Il nodo da sciogliere sarà quello intorno alla richiesta di estendere a tutti Quota 41, come richiedono i sindacati. Il Governo di Giorgia Meloni ha già dimostrato di essere più positivo su questa posizione di quanto non lo fosse il Governo Draghi, ma rimangono le perplessità sui costi. Come ha più volte fatto notare il presidente dell’INPS Pasquale Tridico, infatti, l’estensione di Quota 41 comporterebbe un esborso esagerato per le casse dello Stato e non sarebbe la scelta migliore per la nuova riforma delle pensioni.
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