Gli interventi del precedente Governo sull’aumento del prezzo del gas ha permesso per quest’anno di evitare il disastro, ma si cominciano a fare domande per il prossimo. Il 2023 potrebbe aprirsi con delle bruttissime notizie. La situazione dovrà peggiorare di nuovo prima di migliorare.
Gli interventi di Governo italiano ed Unione Europea in merito al caro bollette si sono incentrati principalmente su un punto: evitare il collasso nei mesi invernali. Quando il prezzo del gas ha cominciato a salire, dopo i primi mesi di guerra, tutti si sono cominciati a preoccupare per quando sarebbe arrivato l’inverno. L’utilizzo massiccio di riscaldamenti elettrici e a gas avrebbe richiesto molto più gas, che sarebbe poi costato un occhio della testa.
Ecco perché le istituzioni, sia italiane che europee, si sono mobilitate per introdurre una serie di misure che evitassero il disastro. In Italia il Governo Draghi ha puntato molto sugli stoccaggi di gas, quindi sul mettere da parte abbastanza combustibile per averne di scorta nel caso la Russia interrompesse i rifonrimenti. Cosa che poi è successa.
Ad ottobre è stato raggiunto il tetto che il Governo si era prefissato del 90% sugli stoccaggi del gas. Attualmente gli stoccaggi raggiungono quota 95,2%, più che abbastanza per passare al sicuro i mesi invernali. L’Italia ha abbastanza gas di scorta per superare l’inverno 2022 – 2023 senza richiedere razionamenti dell’energia. La domanda è cosa succederà l’anno prossimo?
La domanda se la sono posta anche i vertici di SNAM, che prevedono per il prossimo anno dei problemi portati proprio da ciò che ci ha salvati questo inverno. Nel caso in cui la situazione non si risolvesse, spiega Stefano Venier, amministratore delegato di SNAM, per il prossimo inverno saremo costretti a mettere di nuovo da parte il gas naturale come abbiamo fatto quest’anno, con la differenza che non potramo contare sul gas russo, visto che il Cremlino ha bloccato le esportazioni.
Se per quest’anno il rischio di razionamento energetico in inverno è totalmente da escludere, quindi, il prossimo anno potremmo essere in una situazione totalmente diversa. L’inverno 2023 – 2024 potrebbe essere ancora più duro di questo, con le scorte ormai assottigliate e poche risorse per rimpinguarle. L’aspetto positivo è che il problema è stato posto per tempo e l’attuale Governo ha a disposizione un anno intero per trovare una soluzione a questo imminente problema.
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