Nonostante non ci siano mai stati rapporti molto amichevoli tra l’Arabia Saudita e l’Occidente, in un momento difficile come la crisi del gas, molti hanno richiesto l’aiuto dell’emirato. Tuttavia, forse memori delle critiche ricevute, la famiglia regnante dell’Arabia Saudita ha deciso di schierarsi dalla parte di Putin.
L’Arabia Saudita non è mai stato un paese particolarmente ben visto dall’Occidente. La forte e profonda differenza culturale, aumentata da una leadership dittatoriale come quella del principe Mohammed Bin Salman e della sua famiglie non hanno mai permesso facili riapporti.
Tuttavia, in tempo di difficoltà non ci si può permettere di essere schizzinosi, e un accordo con uno dei peasi più ricchi al mondo sotto il profilo dei combustibili fossile fa gola a molti. Dall’inizio dell’emergenza, sono moltissimi i leader del mondo occidentale ad aver cercato contatti con il principe Bin Salman, da Boris Johnson a Joe Biden, da Olaf Scholz a Emmanuel Macron.
L’Arabia Saudita si schiera con Mosca e l’Europa si trova ancora più in difficoltà
Tuttavia, il principe non deve aver dimenticato le ingiurie che sono state lanciate contro di lui e il suo paese in seguito all’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, ed è arrivata la conferma del suo accordo con Mosca. I due colossi dei combustibili fossili hanno siglato un accordo per la diminuzione della produzione di petrolio greggio, con la conseguenza di una impennata dei prezzi dello stesso sul mercato internazionale. Di fatto hanno vanificato gli sforzi di Stati Uniti e Unione Europea di mantenere bassi i prezzi del petrolio.
Il gruppo Opec Plus, l’assemblea di paesi produttori di petrolio di cui fanno parte Russia e Arabia Saudita, ha abbassato l’obiettivo di produzione collettiva di petrolio di 2 milioni di al giorno, pari a circa il 2% del consumo globale. Questo rende ancora più pesante la mano di Mosca sullo scacchiere internazionale, visto che impedisce all’Europa di agire ancora contro la Russia senza rimetterci molti soldi.
La guerra economica quindi continua a la Russia, nonostante le sconfitte sul campo, continua a mantenere la pressione sull’Unione Europea grazie alle sue mosse in campo economico. L’aumento dei prezzi del petrolio, insieme allo stop delle vendite di greggio da parte di Mosca a dicembre aggraverà ulteriormente la crisi energetica dell’Unione Europea, portandola ad un livello superiore.