Le sanzioni che l’Italia ha imposto alla Russia assieme al resto dell’Unione Europea gli si stanno rivolgendo contro. Mosca ha deciso di chiudere il gasdotto principale che permette il commercio di gas con l’Italia e nonostante i tentativi di riaprirlo, Eni conferma che l’inverno sarà duro.
La crisi del gas continua a restare al centro del pensiero di tutti noi. Chi più chi meno, chi direttamente e chi indirettamente, tutti ne siamo comlpiti, e la situazione continua a peggiorare di giorno in giorno. Si tratta di una vera e propria guerra di prezzi, combattuta a suon di sanzioni e contromosse quella tra Mosca e l’UE, una guerra in cui anche l’Italia prende parte.
L’ultima, preoccupante notizia su questo fronte viene dal Passo del Tarvisio, il luogo sulle Alpi dove passa il gasdotto che collega le riserve di gas naturale russe all’Italia. Questo gasdotto è attualmente vuoto per decisione dell’Austria, che ha richiesto alla Russia una garanzia di 20 milioni di euro per far passare il gas.
In questo momento, Eni si sta occupando delle trattative per far riaprire il gasdotto. La mossa autonoma dell’Austria rispetto ai piani dell’Unione Europea è un chiaro segnale di come l’Unione stiamo faticando a mantenere la coesione di fronte a una crisi tanto grande. L’intervento di Eni, nella persona dell’amministratore delegato Claudio Descalzi, è volto a lasciare che sia proprio Eni a pagare la somma richiesta da Vienna.
Questo non tanto per la somma in se, 20 milioni di euro sono una miseria per un colosso come Gazprom, che fattura miliardi di importazioni, ma per la problematica di un’azienda che da mesi pretende di trattare esclusivamente in rubli, nel rilasciare una garanzia in euro. L’intervento serve a sbloccare una situazione che, con le parole dello stesso Descalzi, si poteva evitare. Questa non fa altro che accrescere le tensioni interne all’UE, che a lungo andare rischia di portare allo stop totale dell’abbassamento del prezzo del gas.
Sulla questione si esprime Giorgia Meloni, ribadendo la sua posizione a favore dell’unità dell’Unione Europea e al price cap sul gas importanto nell’Unione. Le trattative tra la Commissione Europea e le varie capitali dell’Unione sono però molto complesse, e stanno subendo forti rallentamenti. In particolare da una parte da quegli stati, come l’Olanda, che perderebbero molte entrate da un prezzo del gas più basso; e dall’altra da paesi come l’Austria e la Germania, che stanno avendo delle difficoltà molto più alte del normale a trovare nuovi fornitori di gas naturale per sostituire la Russia.
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