Prosegue la guerra energetica tra l’Europa e la Russia. Dal 1 novembre potrebbe cambiare tutto in termini di consumi e non solo.
La situazione energetica dell’Europa rischia di diventare ancora più drammatica del previsto. Le sanzioni inflitte dall’Unione Europea a Putin hanno catenato la reazione di Putin. L’effetto è che la Russia ha ridotto i flussi di gas verso i paesi europei. Il guasto alle tre linee del Nord Stream ha rappresentato la cosiddetta ciliegina sulla torta. Le conseguenze del quasi stop del gas russo verso l’Europa sono catastrofiche. Molte nazioni sono costrette a restare al buio più ore del previsto.
Ad oggi l’Europa ha in media il 10% in meno di gas a disposizione a fronte di un fabbisogno sempre più alto. La crisi energetica ha ripercussioni sull’economia con prezzi sempre di più alle stelle ed un’inflazione che in Italia viaggia ormai verso il 9%. Oggi le utenze domestiche hanno avuto in rincaro del +59% rispetto al medesimo periodo del 2021. All’orizzonte non ci sono manovre per porre un freno all’aumento di luce e gas. In Italia il nuovo Governo Meloni ancora deve ufficialmente insediarsi. In Europa invece i Paesi non trovano un accordo comune su cosa fare. La Germania ha agito per conto suo stanziando 200 miliardi di euro per fronteggiare al caro vita.
L’UE è chiamata a trovare fonti alternative al gas russo per il 2023. Quest’anno lo stoccaggio è del 90% e teoricamente dovrebbe bastare a reggere le temperature rigide dell’inverno che sta per arrivare. L’AIE ha realizzato un’analisi sulla resilienza del mercato gas europeo in caso di stop definitivo dell’approvvigionamento dalla Russia a partire dal 1 novembre. Lo studio ha dimostrato che lo stoccaggio attuale resisterebbe fino al mese di febbraio dopo di che ci sarebbe il rischio di una interruzione dell’approvvigionamento in caso di un’ondata di freddo tardiva.
L’assenza di gas dalla Russia rappresenta la vera sfida dell’Europa per il 2023. L’aumento della domanda di Gnl in Europa, in crescita del 65% nei primi otto mesi del 2022 rispetto all’anno precedente, ha allontanato l’offerta dai tradizionali acquirenti nella regione Asia-Pacifico, dove la domanda è diminuita del 7% nello stesso periodo a causa dei prezzi elevati, clima mite e continui lockdown per il Covid in Cina.
Nei due scenari analizzati dall’AIE in Ue sarebbe necessaria una riduzione della domanda di gas durante il periodo invernale del 9% rispetto al livello medio degli ultimi cinque anni per mantenere i livelli di stoccaggio del gas al di sopra del 25% in caso di minori afflussi di Gnl. Questa stessa domanda dovrebbe scendere del 13% rispetto alla media quinquennale per mantenere livelli di stoccaggio superiori al 33% in caso di forniture scarse. In poche parole bisognerebbe rivedere i consumi attuali molto al ribasso senza Russia. L’unica strada è trovare nuovi siti di approvvigionamento che diano gas a prezzi più convenienti.
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