Il programma del nuovo Governo per evitare la Legge Fornero con l’arrivo del 2023
Riuscirà Giorgia meloni ad evitare la Legge Fornero? Il nuovo Governo entrerà in carica solo a fine ottobre 2022. Tra burocrazie e cerimonie ufficiali si perderà dunque un altro mese. Nel frattempo l’Italia necessità di riforme immediate. Quella sulle pensioni è un’urgenza a tutti gli effetti. Gli incentivi in vigore dureranno fino al 31 dicembre 2022 dopo di che, a partire dal 1 gennaio 2023, entrerà in vigore la Legge Fornero se non ci saranno novità dell’ultim’ora.
Legge Fornero e governo Meloni
Il tempo è praticamente nullo. Lo spettro della legge Fornero sta prendendo sempre più corpo. Non c’è spazio per una manovra radicale sulle pensioni. Al di là del tempo, le casse dello Stato non potrebbero permettermelo in questo momento molto complicato per l’economia del nostro Paese. Tra il post Covid e la guerra tra Russia e Ucraina, l’Italia è tra le nazioni che sta pagando più i danni dell’Unione Europea in termini economici.
Il nuovo Governo di centrodestra con a capo Fratelli d’Italia potrà dunque fare ben poco per evitare il ritorno alla legge Fornero. L’unica mossa salva tutti sarebbe una proroga alle misure attualmente in scadenza il 31 dicembre.
Non è esclusa l’estensione al nuovo anno anche dell’Opzione Donna che consente alle lavoratrici di andare in pensione prima, a patto di ricevere un assegno calcolato in modo interamente contributivo. Per accedere alla misura di pensione anticipata Opzione Donna, è necessario aver maturato:
– 35 anni di anzianità contributiva;
– 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti;
– almeno 59 anni di età per le lavoratrici autonome.
Nei programmi del nuovo Governo questa modalità di pensione anticipata per le lavoratrici dovrebbe diventare strutturale. Un’altra proroga, serve però il via libera del nuovo Parlamento, potrebbe averla Quota 102 che passerebbe di fatto a Quota 103. A differenza di Quota 102, si potrebbe andare in pensione a 65 anni di età con 38 di contributi o a 64 anni di età ma con 39 di contributi. In maniera tale da allargare la platea dei lavoratori beneficiari rendendo più flessibile l’accesso alla pensione anticipata.
Altre strade non ci sono all’orizzonte, per il momento, in tema pensioni. Si andrà dunque verso una soluzione ponte per il 2023 in attesa di pianificare, in base anche alle risorse, una vera e propria riforma del sistema pensionistico.