Una storia che arriva da Pescara e che rende una fotografia esauriente della situazione drammatica delle case popolari in Italia. Ci sono liste d’attesa interminabili per ottenere una casa popolare, attesa durante la quale la gente finisce per dover dormire in strada.
Una storia drammatica che arriva da Pescara. Nella piazza davanti al comune un uomo alza un grido di protesta che è anche una richiesta d’aiuto. Dopo 10 anni di attesa, ancora non è riuscito ad ottenere una casa popolare e per il momento è costretto a rimanere da amici, classificato come senza fissa dimora, con 300 euro al mese.
L’uomo in questione risponde al nome di Giuseppe Ciano, 58 anni, da 10 di questi in attesa che la burocrazia faccia il suo corso e si decida ad affidargli una casa popolare da tempo richiesta.
Case popolari, perchè rischi di finire a vivere in strada
Il signor Ciano è un ex perito assicurativo, ad oggi in pensione di invalidità per via di un problema cardiaco che è la sua sola fonte di reddito. Una pensione da 300 euro al mese che gli consente a mala pena di provvedere a se stesso. 10 anni fa ha fatto richiesta per una casa popolare, ma la sua richiesta si è impelagata tra le maglie della burocrazia.
Da anno ormai il signor Ciano è costretto a chiedere ospitalità ad amici, vivendo di quel poco che lo Stato gli offre mentre attende che la burocrazia faccia il suo lavoro. Nella piazza davanti al comune di Pescara, l’uomo ha deciso di protestare contro questo trattamento, facendosi voce di tutti coloro che sono nella sua stessa sicutuazione. Il problema della lentezza del meccanismo delle case popolari è infatti un problema molto diffuso in Italia. Moltissimi sono costretti a vivere senza fissa dimora per la lentezza con cui vengono assegnate le abitazioni a persone che tecnicamente ne hanno i requisiti.
Il signor Ciano ha invitato tutti quelli che sono nella sua stessa situazione a protestare con lui, facendo vedere che ci sono e che hanno bisogno di aiuto. Questo genere di persone, infatti, viene spesso dimenticato dall’opinione pubblica, relegandosi ai margini della società civile, con pochissime possibilità di essere rappresentati, se non tramite qualche associazioni che presta loro aiuto.