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Rivalutazione delle pensioni, chi riuscirà ad arrivare al 10 %

Published by
Bruno Galvan

Rivalutazione pensioni: cosa cambierà dal 1 gennaio 2023

La rivalutazione delle pensioni è un meccanismo che aggiorna le pensione annuale in base al tasso d’inflazione di quel periodo. Il Governo, per contrastare la crescita esponenziale dei prezzi, ha deciso di anticipare la rivalutazione delle pensione per il 2% fino al 31 dicembre 2022. Gli aumenti saranno variabili dai 10 ai 70 euro in più per ogni pensionato. Questa misura resta valida solo per coloro che hanno un reddito inferiore ai 35.000 euro. Ma cosa accadrà nel 2023?

Rivalutazione pensioni 2023

Il Ministero dell’Economia sarà dunque chiamato ad adeguare automaticamente le pensioni a partire dal 1 gennaio 2023. Come spiegato sopra, l’anticipo della rivalutazione al 2% resta in vigore fino al 31 dicembre 2022. Successivamente non c’è ancora certezza su cosa potrà succedere. Sul tavolo ci sono alcune ipotesi che già sono state studiate ma che al momento non possono diventare concrete perché tecnicamente non c’è un Governo con potere decisionale. La data delle elezioni fissata il 25 settembre diventa anche per questo motivo cruciale per i pensionati.

Foto ANSA Firma: Claudio Peri

La prima ipotesi per rivalutazione pensioni 2023 consiste nel dare il 2% anche ai pensionati che percepiscono un reddito superiore al limite attuale di 35.000 euro. Un’altra idea sul tavolo è quella della rivalutazione automatica per tutti, a prescindere dal reddito, dell’1.9% in base ad un indice definitivo.

C’è poi l’ipotesi di rivalutare la pensione 2023 al 3.9%, somma derivante dalle due ipotesi precedenti, ma soltanto per coloro che hanno un reddito basso. Infine si parla anche di rivalutazione addirittura al 10%. un tasso derivante dal 2% dell’anticipo attualmente in atto ed il valore reale dell’inflazione che si è assestato all’8%.

Come detto dal 1 gennaio 2023 scatterà la rivalutazione automatica delle pensioni per tutti gli aventi diritto. La legge prevede queste percentuali di rivalutazioni in base ai redditi percepiti:

  • 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo, cioè di importo fino a 2062 euro lordi;
  • 90% per le pensioni tra tre e cinque volte il minimo, cioè di importo fino a 2577,90 euro;
  • 75% per gli assegni oltre cinque volte il minimo, cioè di importo oltre 2.577,90 euro.

Sembra difficile che il futuro Governo possa garantire una rivalutazione del 10%. Sarebbe una manovra economica davvero sanguinosa per i conti pubblici del nostro paese che deve fronteggiare una crisi economica sempre più crescente anche per la crisi energetica. Vedremo cosa si deciderà di fare. Mai come adesso le rivalutazioni sono attesissime.

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