La crisi energetica e del gas sta raggiungendo i settori più impensabili. Addirittura le industrie di imbottigliamento di bevande gassate si trovano in difficoltà. Dopo Sant’Anna anche San Pellegrino decide di chiudere per problemi nel reperimento di materie prime.
Quando veniva detto che la crisi del gas avrebbe raggiunto un po’ tutti i settori dell’economia non era affatto un’iperbole. La carenza di gas naturale che danneggiando enormemente un’infinità di settori economici, e non solo dal punto di vista dell’enegia. Attività che lavorano con l’anidride carbonica alimentare, per esempio, si trovano in grossa difficoltà.
Così arriviamo al punto che alcune aziende, anche molto grandi, che operano nel campo dell’imbottigliamento di bibite gassate finiscono per chiudere i propri stabilimenti.
Dopo l’acqua Sant’Anna arriva lo stop anche per la San Pellegrino
Qualche settimana fa era toccato a Sant’Anna, mentre oggi l’azienda San Pellegrino chiude per due giorni il suo stabilimento di Ruspino, nel bergamasco, per l’impossibilità di lavorare. La causa? Non c’è disponibilità di anidride carbonica alimentare.
Nel 2021 l’azienda leader nel settore dell’imbottigliamento era tornata a una produzione di livello pre-Covid, con una produzione annuale di 3,5 miliardi di bottiglie e un fatturato di 878 milioni di euro. La crisi in Ucraina, però, ha cambiato tutto. Dal momento dello scoppio della crisi energetica e della problematica del gas naturale che manca, è diventato sconveniente produrre anidride carbonica alimentare. Questa, infatti, ha bisogno di moltissimo metano per essere prodotta e l’attuale prezzo del gas rende impossibile tale produzione. Ne consegue che l’anidride carbonica attualmente sul mercato è molto poca e si paga a peso d’oro.
Il problema non riguarda soltanto l’Italia e non riguarda soltanto l’industra delle bibite gassate. Questo tipo di anidride carbonica lavorata viene utilizzata molto anche in medicina e gli ospedali hanno gli stessi problemi a reperire la materia prima di cui hanno bisogno. Per quanto riguarda San Pellegrino, lo stabilimento di Ruspino potrebbe essere solo il primo di una serie di chiusure, cosa che ha già messo in allerta i sindacati. I dipendendi dell’azienda sono attualmente considerati in ferie per i 2 giorni di chiusura, ma non è detto che le cose migliorino nel prossimo futuro. Il timore dei sindacati è che questi stop ai lavori possano protrarsi anche più a lungo e riguardare un numero considerevole di aziende.