L’inflazione alta porta con se una valanga di effetti collaterali, così come lo fanno le misure intese per contrastarla. Una delle vittime più toccate è il mercato immobiliare, che si trova a dover fare i conti con tassi di mutui sempre più alti.
Le misure dell’Unione Europea, in particolare della BCE, per contrastare l’aumento dell’inflazione agisce sulla possibilità di richiedere un mutuo. Da marzo, quando la Banca Centrale Europea ha deciso di alzare i tassi di interesse, andando così a influire sui tassi dei prestiti. Le prime vittime sono stati i mutui per l’acquisto di case, i cui tassi sono subito schizzati verso l’alto.
Giovedì scorso, in un nuovo tentativo interrompere l’ascesa dei tasso di inflazione, la BCE ha deciso per una nuova stretta sui tassi di interesse.
Questo ha portato all’effetto immediato di aumentare i tassi sulle spese accessorie della stipulazione di un mutuo (Tasso Annuale Fisso Globale, Taeg) che si sono attestati a luglio sul 2,45% dopo essere già aumentati al 2,37% a giugno. Questa nuova mossa della BCE produrrà conseguenze ancora peggiori per i nuovi mutui stipulati nei prossimi mesi.
I dati della Banca d’Italia confermano anche la risalita dei tassi dei finanziamenti. Questi si sono collocati all’8,48% dopo il picco di 8,34% del mese scorso, per le nuove erogazioni di credito al consumo. Si abbassano invece i saggi sui prestiti alle società non finanziarie, passando dall’1,44% all’1,31%. Nonostante questi aumenti dei tassi d’interesse, tuttavia, sono aumentate le richieste di prestito da parte dei privati. L’aumento è stato del 3,2% a giugno, e si calcola un aumento del 3,9% su base annua. I prestiti alle famiglie sono aumentati del 4% e quelli delle società non finanziarie del 3,7%. Crescono anche i depositi del settore privato, su un tasso del 3,5% su base annua.
Nonostante queste notizie dall’ambito finanziario, la cosa che più tocca i cittadini sono gli aumenti delle rate dei mutui nei prossimi mesi. Questi saranno dettati dall’aumeto dei tassi di interessi, nell’ordine dello 0,75%, voluti dalla BCE. Le stime mostrano che un prestito medio di 100.000 euro a tasso variabile aumenterà le proprie rate mensili di circa 45 euro. Sommandovi anche gli aumenti registrati dall’inizio dell’anno, chi ha contratto un muto a gennaio 2022 si ritroverà adesso a pagare circa 104 euro in più per ogni rata rispetto a quanto previsto.
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