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Pensioni, perchè a gennaio ci sarà da piangere

Published by
Riccardo Magliano

Solo chiacchiere da parte di tutte le forze politiche sulla riforma delle pensioni: se nessuno se ne assume le responsabilità torna la legge Fornero

Una delle missioni principali dell’attuale governo guidato da Mario Draghi era proprio quella di attuare una nuova riforma delle pensioni, in vista del nuovo anno. Tuttavia, a causa della decisione da parte del Movimento 5 Stelle (colta al balzo dal Centrodestra) la maggioranza ha visto perdere il suo supporto e il governo è caduto.

Foto ANSA Firma: RED

Dunque, non sarà questo il governo che si occuperà del rinnovo del sistema pensionistico, ma il tempo stringe e le possibilità di intervenire sono ormai quasi nulle. Se, infatti, il prossimo governo non si assumerà la responsabilità di realizzare una nuova riforma delle pensioni ritorna la Legge Fornero.

Dopo gli slogan, gli interventi in piazza, le promesse e gli interventi in aula, le forze politiche non sono riuscite a portare un vero risultato alternativo sulla questione delle pensioni. Il governo Draghi aveva tempo fino a marzo per modificare le norme, ma con le elezioni fissate al 25 settembre tutto e cambiato. Se il prossimo governo, dunque, non dovesse assumersi le proprie responsabilità, ritornerà la Legge Fornero. Se non dovesse essere presa alcuna decisione sulla possibile nuova riforma, infatti, dal 1° gennaio 2023 potrebbe tornare la Legge Fornero. Questo vuol dire pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi e pensione in anticipo con almeno 42 anni e 10 mesi d contributi per gli uomini 42 anni e 10 mesi per le donne.

Foto ANSA Firma: Valerio Portarelli

Tra le proposte del Centrodestra c’è quella della Lega, che mette sul tavolo Quota 41. In questo modo si andrebbe in pensione anticipata con 41 anni di contributi. Previsto anche lo “sconto mamma”, per cui si prevede uno sconto di un anno per ogni figlio. Per quanto riguarda, invece, la pensione di vecchiaia è previsto l’addio al lavoro a 63 anni, con 20 di contributi. Berlusconi ha invece proposto un aumento delle pensioni minime a mille euro al mese per tredici mesi. Mentre Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, lancia la proposta di fare tagli alle pensioni d’oro (ad oggi non ancora indicate con precisione), attuando anche una detassazione per quegli anziani che dedicano parte della pensione a figli e nipoti.

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