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Mentre i politici fanno promesse sulle pensioni, il tuo futuro è già stato deciso

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Sabrina Pesce

Con l’inizio della campagna elettorale i partiti politici non hanno perso occasione per fare promesse elettorali sulle pensioni. In realtà però il tuo futuro è già deciso.

Com’era ipotizzabile, con l’avvio della campagna elettorale, i vari partiti politici hanno messo al centro dei loro programmi il tema delle pensioni. Chiaramente, non hanno perso tempo a fare le loro promesse elettorali, in gran parte non attuabili.

Mentre i politici fanno promesse sulle pensioni, il tuo futuro è già stato deciso

La fine anticipata del Governo con a capo Mario Draghi ha di fatto messo una pietra sopra sulla possibilità di giungere all’approvazione di una Riforma delle Pensioni entro il 2022. Non ci sarebbe il tempo materiale per produrne una degna di questo nome e dunque il rischio è il ritorno della Riforma Fornero che prevede il raggiungimento dei 67 anni per andare in pensione. Ciò ovviamente dipenderà molto da quello che deciderà la coalizione che si aggiudicherà la vittoria alle elezioni del 25 settembre. Il centrodestra a tal proposito sta facendo leva sulla necessità di introdurre una maggiore flessibilità in uscita. In particolare la Lega sarebbe propensa al pensionamento al raggiungimento dei 41 anni di contributi a prescindere dall’età, mentre il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi ha promesso di alzare le pensioni minime a mille euro.

Anche il centrosinistra si dice intenzionato a introdurre più flessibilità al fine di favorire il ricambio generazionale, con Enrico Letta che ha avanzato l’ipotesi di una pensione di garanzia rivolta ai giovani che potranno beneficiare di un assegno molto basso, al raggiungimento dei 70 anni. Dal canto suo il Movimento 5 Stelle si è detta a favore della proposta avanzata dal Pasquale Tridico, Presidente dell’Inps, basata sul pensionamento in due tempi. In particolare, la proposta consisterebbe nel consentire l’uscita dal lavoro a 63 o 64 anni beneficiando solamente della quota contributiva. Al raggiungimento dei 67 anni poi si avrebbe accesso alla restante parte retributiva. Alla luce di quanto appena detto, è chiaro che il futuro sarà deciso dalla forza politica che dopo il 25 settembre si insedierà in Parlamento e dunque gli italiani esprimeranno attraverso il voto il loro consenso verso una o l’altra forza politica che sarà chiamata a rispettare il programma proposto durante la campagna elettorale.

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