Il caro bollette influisce anche sul lavoro. Molti lavoratori stanno perdendo il posto perché le aziende non riescono a mantenersi aperte. Il Governo pensa a nuovi metodi di cassa integrazione straordinaria per impedire il disastro.
Le bollette stratosferiche di questi ultimi mesi stanno costando caro agli esercenti e agli imprenditori. Le imprese sono sempre più sull’orlo del collasso, con tutti i costi di produzione e di mantenimento delle attività che salgono di 2 o 3 volte le cifre dell’anno scorso.
Alle difficoltà delle imprese si accompagnano, ovviamente, quelle dei lavoratori. Le aziende stanno avendo grandi difficoltà a mantenere aperti i propri stabilimenti, gli esercizi commerciali sono costretti a ottimizzare i costi per poter sopravvivere, e molti lavoratori finiscono per perdere il lavoro. Si sta facendo uso in maniera smodata dello strumento della cassa integrazione straordinaria. Il ricorso a questo strumento per sperare di soravvivere alla crisi è incrementato del 45% dall’inizio della guerra in Ucraina.
Dopo il periodo della pandemia di Covid-19, questo è il periodo di maggior utilizzo della cassa integrazione straordinaria, e proprio come allora serve una formula per mantenere la misura senza spendere una fortuna. Il governo dimissionario del Premier Draghi sta lavorando in questi suoi ultimi giorni a un programma di cassa integrazione straordinaria scontata. La pista è quella già tracciata dalla medesima misura attivata durante la pandemia e scaduta lo scorso 31 maggio dopo la fine dell’emergenza sanitaria. La speranza è che questa misura straordinaria possa permettere alle molte imprese a rischio di non chiudere i battenti per le spese e salvare migliaia di posti di lavoro.
Il piano sarebbe quello di permettere di utilizzare la cassa integrazione scontata, cioè escludendo il pagamento delle spese addizionali. Queste sarebbero, al momento attuale, secondo la CIG sono pari al 9%, 12% o 15%, a seconda dell’utilizzo dell’ammortizzatore sociale. Per il fondo di integrazione salariale, invece, le spese sono al 4% della retribuzione persa. Il Decreto Energia, firmato e attuato a marzo, tagliava del tutto i costi addizionali per 5 settori particolarmente a rischio: ceramica, legno, siderurgia, automotive e agricoltura. La riforma degli ammortizzatori sociali durante il periodo delle pandemia è costata, secondo le parole di Andrea Orlando, Ministro dell’Economia, circa 500.000 euro, e un ulteriore intervento in questo senso costerebbe altri 100.000 euro in più. Non sembra però esserci alternativa.