Una delle proposte principali della coalizione di centrodestra per la campagna elettorale è quella delle pensioni minime a 1.000 euro. Quanto c’è di davvero attuabile in questa promessa, e quanto costerebbe a tutti noi?
Una delle primissime proposte che il centrodestra ha messo sul tavolo in vista della campagna elettorale è l’aumento delle pensioni minime. In effetti la proposta è arrivata dalla bocca di Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia. Considerando che il nodo delle pensioni è uno dei più complicati da disfare e sarà prioritario per il nuovo governo, questa promessa potrebbe essere importantissima per il futuro dell’Italia.
Tuttavia viene da chiedersi: quanto è realmente attuabile un aumento così importante delle pensioni minime? Per capire se la proposta sia economicamente sostenibile occorre interpellare i dati dell’Osservatorio INPS. Attualmente i pensionati in Italia che hanno un reddito fino al trattamento minimo, quindi 515,58 euro, sono 2,1 milioni. I pensionati con un reddito fino a 2 volte il trattamento minimo, quindi tra i 515,59 e i 1031,16 euro, sono circa 3,8 milioni. Questo significa che per portare il reddito di tutti i percettori della pensione minima in Italia a 1.000 euro occorrerebbero circa 19 miliardi di euro. Comprendendo anche coloro il cui reddito pensionistico sia inferiore a 1.000 euro, la riforma costerebbe introno ai 31,2 miliardi di euro.
Questo perché, al contrario di come potrebbe suggerire il nome, la pensione minima non è una prestazione di misura inferiore che chi non ha raggiunto i requisiti per la pensione per età può prendere. In realtà la pensione minima non è neanche una prestazione a se stante. Si tratta di un’integrazione al trattamento minimo che spetta a chi riceve una pensione di importo molto basso. Quindi non è una pensione che viene data a chi non ha raggiunto la pensione per età o contributi, ma un’integrazione per chi ha una pensione più bassa della media. Non si riceve a prescindere, ma occorre necessariamente aver raggiunto i requisiti per la pensione regolare e averla ottenuta.
Nel caso questa riforma del sistema pensionistico dovesse essere fatta davvero, il costo sarebbe molto importante. Si tratterebbe di un intervento non troppo inferiore a quello del Governo Draghi per aiutare gli italiani durante la crisi del gas. In quel caso però occorrerebbe anche ripensare le regolamentazioni intorno alla pensione minima e al trattamento minimo.