A ridosso delle elezioni previste per il 25 settembre, Matteo Salvini promette la svolta sulle pensioni, e avrà l’appoggio dei sindacati, dice
Manca poco più di un mese alle elezioni politiche che cambieranno radicalmente la composizione del parlamento italiano. I partiti sono scesi in campo e hanno dato inizio alla campagna elettorale che vede tre principali schieramenti: il Centrodestra, il Centrosinistra e il Movimento 5 Stelle.
Si tratta di una campagna elettorale che, almeno fino ad ora, ha offerto pochi spunti riguardo soluzioni concrete ai maggiori problemi del Paese. Tuttavia, si sta iniziando a parlare di alcune tematiche che terranno banco subito dopo le elezioni. Mentre si avvicina il giorno del voto, Matteo Salvini promette la svolta sulle pensioni, e dice che avrà l’appoggio dei sindacati.
La fine del 2022 e l’inizio del 2023 sarà un periodo particolarmente importante per quanto riguarda il tema delle pensioni. Entro la fine dell’anno, infatti. Dovrà essere stilata una nuova riforma delle pensioni, altrimenti, a partire dal 1° gennaio 2023 si ritornerà alla Legge Fornero.
A lanciare una proposta è il leader della Lega, Matteo Salvini. Secondo il segretario del Carroccio l’intenzione è quella di cancellare definitivamente la legge Fornero, attuando Quota 41. Per il senatore milanese, a dar man forte alla proposta della Lega ci sarebbero gli stessi sindacati, i quali avrebbero dato il loro appoggio per la riforma.
A questo proposito, Salvini ha affermato di aver iniziato i contatti con Cgil, Cisl, Uil e Ugl con lo scopo di concretizzare la proposta. Secondo il leader leghista, è Quota 41 la soluzione definitiva per le pensioni, la quale aiuterebbe a cancellare la probabilità di un ritorno alla Legge Fornero.
Il senatore insiste sulla sostenibilità economica di tale provvedimento, anche grazie all’attuazione di Quota 100 che, a suo dire, è riuscita ad eliminare “il bacino realizzato dalla Legge Fornero”.
Secondo il leader della Lega, Quota 41 costerebbe alle casse dello Stato 4 miliardi nel 2023, avanzando l’ipotesi di “dimezzare il reddito di cittadinanza e mandare in pensione dopo 41 anni di fabbrica”. Tuttavia, secondo Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro e consigliere Inail, Quota 41 non sarà risolutiva, in quanto bisognerà pensare di far partire l’età di pensionamento a 63 anni.
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