A distanza di un mese dal Pos obbligatorio sembra non essere cambiato nulla. Pochi controlli e pochissime sanzioni.
Il 1 luglio 2022 in Italia il Pos è diventato obbligatorio per tutti gli esercenti. Questo nuovo obbligo, accolto con grande giubilo dal Fisco, si è rivelato un autentico flop. Ad oggi infatti le sanzioni erogate a chi si rifiuta di accettare carte di credito o bancomat per un pagamento sono esigue. L’introduzione del pagamento obbligatorio elettronico aveva come intento quello di limitare il contante e quindi le operazioni non tracciabili. A distanza di un mese, nonostante questo, in Italia sembra non essere cambiato davvero nulla.
Da fine giugno quindi è obbligatorio dotarsi di un Pos, ovvero di un dispositivo elettronico che permette a chi acquista un bene o un servizio di poter effettuare il pagamento con carte prepagate, carte di credito e carte di debito. Sono tenuti all’obbligo di Pos:
Per chi si rifiuta, le disposizioni prevedono una sanzione amministrativa di 30 euro, aumentata del 4% del valore della transazione per la quale sia stata rifiutata l’accettazione del pagamento. La Guardia di Finanza ha precisato che, in merito alla doppia penalità (30 euro + il 4% del valore della transazione negata), questa scatta solamente nel momento in cui il consumatore richiede il pagamento elettronico e questo gli viene negato dal commerciante, dall’esercente o dal professionista. Se invece il commerciante non ha il Pos, ma il cliente non lo richiede, allora non scatta alcuna sanzione.
La sanzione non è applicabile nel caso in cui il pagamento elettronico sia rifiutato a casa di una “oggettiva impossibilità tecnica”. Quindi ad esempio in caso di “comprovati problemi di connettività o di malfunzionamenti tecnici dei dispositivi per l’accettazione dei pagamenti elettronici” la sanzione non si applica.
In Italia il limite massimo per il pagamento in contanti è fissato a 1.999,99 euro. A partire dal prossimo anno questo importo verrà ridotto drasticamente passando a 999,99 euro. L’intento del Fisco è quello di ridurre sempre di più il pagamento cash per eliminare i tentativi di pagamenti in nero e quindi non dichiarabili in sede di dichiarazione dei redditi annuale.
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