Altri problemi in arrivo dall’est. La Russia continua a fare pressione sull’Unione Europea con una nuova interruzione del flusso del gas. Questo, aggiunto al già annunciato aumento del prezzo del gas in programma da Gazprom, mina ulteriormente le certezze dell’Europa.
La compagnia russa Gazprom, che ha annunciato due avvenimenti grande importanza per lo schema della guerra del gas. Il primo annuncio è quello riguardante il previsto aumento del prezzo del gas venduto all’Unione Europea di un ulteriore 60%; il secondo è quello relativo alla chiusura del gasdotto Nord Stream.
Il gasdotto Nord Stream è la principale via di approvigionamento di gas dell’Unione Europea. Si tratta del grande gasdotto che collega la Russia alla Germania, da cui il gas naturale viene distribuito nel resto dell’Unione. Si tratta di una via importantissima per il collegamento commerciale con la Russia, e la compagnia Gazprom, che fa capo al Cremlino, ha deciso unilateralmente di chiuderla per 3 giorni, dal 31 agosto al 2 settembre.
La ragione ufficiale della chiusura è quella di un intervento di manutenzione per riaprare una turbina malfunzionante, più o meno la stessa utilizzata anche il mese scorso per un’altra interruzione che aveva mandato nel panico le istituzioni tedesche. Il solo annuncio di questa chiusura del più grande rubinetto di gas russo è bastato a far impazzire i mercati, facendo salire il prezzo del gas naturale di oltre il 9%. Contemporaneamente, Gazprom ha anche annunciato una nuova impennata del prezzo di vendita del gas naturale, che prossimamente toccherà l’improponibile cifra di 4.000 dollari al metro cubo. Un aumento del 60% che è la concretizzazione di una ennesima mossa del Cremlino nel grande quadro della guerra del gas con l’Unione Europea.
La teoria secondo cui la riparazione della turbina non sia altro che una scusa di Mosca per chiudere il gasdotto è avvalorata dal fatto che l’annuncio di Gazprom sia arrivato immediatamente dopo un altro avvenimento importante che concerne la guerra in Ucraina. L’annuncio del blocco è arrivato poco dopo che Puntin, dopo una telefonata con Emmanuel Macron, ha accettato di far entrare gli uomini dell’AIEA all’interno della centrale nulceare di Zaporizhzhia, in Ucraina, per un’ispezione. La mossa del Cremlino sembra una ritorsione contro l’intromissione dell’Unione Europea nelle operazioni di guerra.
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