Fin’ora l’arresto della crescita economica in Italia è stato evitato grazie ad un importante fattore: gli italiani continuano a consumare. Questa situazione però starebbe per cambiare, con effetti devastanti.
Non si può esattamente criticare qualcuno per aver paura della crisi economica. Ci troviamo in un pessimo periodo per quanto riguarda le spese e molti italiani stanno cominciano a tirare i remi in barca sugli acquisti non necessari. Questo potrebbe rappresentare un problema, visto che la principale ragione che ha, per il momento, evitato la recessione in Italia è proprio la voglia di spendere dei cittadini.
La pandemia ha fatto moltissimi danni, sia al livello economico, che personale. Molte persone sono state costrette a trattenere gli acquisti e le spese extra. Questo ha portato i consumatori italiani a spendere più del solito una volta rientrata l’emergenza sanitaria. Questo è successo nonostante la situazione economica continuasse a non essere idilliaca. In seguito è scoppiata la guerra in Ucraina, con tutte le sue conseguenze economiche. Nonostante le spese sempre più alte, la voglia di spesa degli italiani si è mantenuta alta e così lo Stato ha evitato di cadere nella recessione economica.
Questo movimento di euforia per la fine della crisi pandemica, però, non era destinato a durare in eterno. L’aumento esorbitante dei prezzi del carrello della spesa in luglio e in agosto stanno dando il colpo di grazia all’entusiasmo dei consumatori, che cominciano a spendere sempre meno. Il rincaro generale dei prezzi del carrello della spesa si attesta sul 9,1%. Un’enormità per molti consumatori, ora spaventati dalla crisi, tanto che il tasso di intenzioni d’acquisto è sceso del 5,9% in agosto. Solo il 23% degli italiani pensa che questo sia un momento favorevole per fare acquisti, con una riduzione del 47% rispetto a giugno, in cui si era registrato un picco nell’intenzione di acquisto dei consumatori.
I dati derivano da una ricerca dell’ISTAT, arrivata insieme con le nuove percentuali di aumento dei prezzi e dell’inflazione, rispettivamente al 9,1% e 7,9%. La ricerca rivela che molti italiani subiscono la pressione psicologica dell’aumento del prezzo del carburante e delle bollette, ma sono in molti adesso ad essere preoccupati anche per gli acquisti di alimenti freschi. C’è inoltre il problema del fenomeno shrinkflaction, ovvero quando le aziende, con l’obiettivo di lasciare invariato il prezzo dei prodotti confezionati, diminuiscono la quantità di prodotto all’interno delle confezioni. Tra i consumatori, circa 6 intervistati su 10 per la ricerca ISTAT hanno dichiarato di essersi trovati davanti ad almeno un fenomeno del genere.