Approfittando della gran quantità di norme che contiene il decreto aiuti bis, Mario Draghi decide di inserire qualcosa anche per l’ex Ilva di Taranto. L’acciaieria, già piegata dai continui problemi e passaggi di proprietà, tira un sospiro di sollievo.
La storia dei come l’ex Ilva di Taranto sia passata dall’essere l’acciaieria più grande d’Europa con decine di migliaia di dipendenti, a sequestrata preventivamente e costretta ad abbassare la produzione è molto contorta. La storia poi non è ancora finita, visto che tutt’ora gli impianti sono in gran parte sotto sequestro e l’acciaieria fatica a rimettersi in piedi.
Gli impianti dell’ex Ilva, la grande acciaieria che da lavoro a una grossa fetta della comunità della provincia di Taranto, riceverà 1 miliardo di euro grazie al decreto aiuti bis. Si tratta di una norma inserita dall’esecutivo all’ultimo momento, poco prima dell’approvazione del decreto. L’acciaieria è attualmente una società pubblica, con un capitale investito dallo Stato italiano tramite Invitalia di 400.000 euro. Il socio di maggioranza è tuttavia, dal 2020, la società francese Arcelormittal, con un investimento di 1,8 miliardi di euro.
Arcelormittale è subentrata allo Stato come azionista di maggioranza nel 2020, quando l’allora governo Conte ha tagliato lo scudo penale, decidendo così di liberare il privato dall’impegno di investimento da 4,2 miliardi di euro imposto dalla gara di aggiudicazione. Oggi il Governo Draghi ha deciso di aumentare le presenza dello Stato italiano sull’acciaieria guidata da Bernardo Mattarella, con un aumento di capitale investito di Invitalia fino alla quota di 1 miliardo di euro. Mario Draghi ha ribadito spesso come la sua opinione fosse che aiutare l’ex Ilva fosse di primaria importanza. Nell’opinione del premier, l’acciaieria dovrebbe tornare a produrre al massimo delle proprie possibilità, tornando ad essere uno dei punti di riferimento della produzione siderurgica al livello europeo.
L’opposizione di PD e Movimento 5 Stelle è tuttavia sempre stato molto forte. Ricordiamo come in primavera l’opposizione dei due partiti ad un’operazione simile, ma di soli 100.000 euro quasi fece cadere il Governo. Anche in questo caso non si sono risparmiate critiche da sinistra. Il Partito Democratico, una delle forze politiche maggiormente a favore dell’agenda Draghi, ha criticato aspramente la manovra. L’intervento richiesto questa volta da Draghi è dovuto alla necessità dell’ex Ilva di liquidità per pagare fornitori e dipendenti.