Dal momento in cui è stato istituito, il reddito di cittadinanza è sempre stato bersaglio di aspre critiche. L’aiuto di Stato che avrebbe dovuto ridare vita al mercato del lavoro è stato più volte accusato di affossarlo sempre di più, dando spazio a chi non vuole cercare lavoro. Le cose sembrano star per cambiare.
Il reddito di cittadinanza starebbe per cambiare faccia. La sua esistenza, fin dall’inizio, doveva avere due fini: dare respiro alle famiglie di coloro che non riescono a trovare lavoro e permettere a quelle stesse persone una ricerca maggiormente agevolata. Il sussidio si è rapidamente trasformato in qualcosa su cui molti italiani contano anche troppo. Lasciando da parte le truffe, non sono stati pochi, nel tempo, quelli che hanno percepito il reddito di cittadinanza senza cercare attivamente un’occupazione.
Una misura correttiva molto discussa tra le istituzioni è quella di trasformare completamente il reddito di cittadinanza, rendendo un reddito di resilienza. Questo perchè secondo la discussione, il reddito di cittadinanza così espresso scoraggia la ricerca di lavoro. L’obiettivo sarebbe quello di rendere il sussidio più adatto e mirato a chi “resta aperto anche in periodo di crisi” e che scoraggi la nullafacenza. Il coordinatore nazionale di Italia al Centro, Gaetano Quagliariello, ha dichiarato che la trasformazione, in questo senso, del reddito di cittadinanza sarà parte integrante del programma del partito in vista delle elezioni del 25 settembre.
Anche il Centrodestra, poco sorpendentemente, si scaglia contro il reddito di cittadinanza in vista delle elezioni. Il programma della coalizione prevede la sostituzione del reddito di cittadinanza con un reddito di solidarietà. Si tratterebbe di un contributo per le persone non occupate di età superiore ai 60 anni, così come le famiglie con minori o persone con disabilità.
Ognuna di queste rimane una proposta e non c’è niente di certo. L’unica cosa certa riguardo il reddito di cittadinanza è che il suo futuro sarà deciso alle prossime elezioni. Davanti a una misura così tanto divisiva e che ha fallino in una parte delle proprie promesse iniziali, il prossimo governo si troverà davanti a una scelta importante: continuare ad aggiustarlo o staccare del tutto la spina. La risoluzione di questa questione la vedremo dopo il 25 settembre, per il momento rimangono tutte soltanto proposte che fanno parte della campagna elettorale.