Il Governo ha pronto una soluzione per aumentare gli stipendi ai lavoratori italiani
Buste paga più alte ad agosto e settembre? Il bonus 200 euro ha in qualche modo calmierato la perdita d’acquisto da parte di lavoratori, pensionati e precettori del Reddito di Cittadinanza. La caduta del Governo Draghi sta avendo effetti sul Decreto Aiuti bis. L’importo stanziato all’inizio pari a 35 miliardi di euro dovrebbe essere rivisto al ribasso. Draghi non ha molto margine di manovra perché l’esecutivo è in carica solo per gli affari correnti. Serve un accordo politico per liberare nuove risorse a sostegno del reddito di pensionati e lavoratori. Il bonus 200 euro ed il taglio delle accise sono misure temporanee che non possono aiutare in maniera definitiva chi si trova davanti un’inflazione sempre più elevata.
Il bonus 200 euro non verrà prorogato fino a fine anno. Questa soluzione sembra definitivamente tramontata. All’inizio si era pensato di inserirlo in busta paga fino al 31 dicembre 2022 con un importo inferiore a quello originario intascato tra luglio ed agosto da parte degli aventi diritto.
Le altre soluzioni a livello fiscale che potrebbero contribuire ad aumentare gli stipendi sono:
- taglio del cuneo fiscale;
- introduzione del salario minimo:
- aumentare il Tec, (trattamento economico complessivo);
- decontribuzione a lavoro.
Partendo dal taglio del cuneo fiscale, molto più probabile che si faccia però il prossimo anno con la nuova riforma fiscale 2023, aumentano gli stipendi con un probabile raddoppio da 0,8 a 1,6% dello sgravio fiscale per lavoratori dipendenti purchè abbiano redditi entro i 35 mila euro annui, per aumenti medi degli stipendi che potrebbero essere tra 80-100 euro.
Tra queste ipotesi, quella che sembrerebbe più vicina alla realizzazione sarebbe quella della decontribuzione a lavoro per i datori di lavoro. In buona sostanza, le aziende avrebbero uno sgravio fiscale per quanto riguarda il pagamento dei contributi ai dipendenti a loro carico. Il risparmio di questa spesa verrebbe poi riconosciuta in busta paga al lavoratore il quale si troverebbe uno stipendio sicuramente più alto. E’ stato calcolato che la decontribuzione porterebbe mediamente un aumento in busta paga da 70 a 150 euro. In questo momento critico sarebbe sicuramente tutto grasso che cola sia per i lavoratori che avrebbero più reddito, ma anche per le aziende che si ritroverebbero sgravate da imposte da pagare.