Nonostante la caduta del governo, ecco perché la riforma delle pensioni arriverà davvero dopo le elezioni di settembre
A causa dello sfaldamento della maggioranza, il governo a guida Mario Draghi è ufficialmente caduto e il premier, pur avendo presentato le dimissioni è rimarrà in carica insieme al suo esecutivo per sbrigare gli “affari correnti”. Dunque, verranno presi in considerazioni solo quei provvedimenti considerati ordinari e fondamentali per la popolazione.
Tuttavia, a breve sarà necessario compiere uno dei provvedimenti più importanti per il presente e futuro dei cittadini del Paese: la riforma delle pensioni. Nonostante la caduta del governo, infatti, ecco perché la riforma delle pensioni arriverà davvero dopo le elezioni di settembre.
Ecco perché la riforma delle pensioni arriverà davvero dopo le elezioni
Se in molti attendevano particolari novità per quanto riguarda le nuove norme sulle pensioni sarà rimasto deluso. Il governo guidato da Mario Draghi è ufficialmente caduto dopo la crisi innescata dal Movimento 5 Stelle di Conte e il blitz del centrodestra che ha causato le dimissioni del primo ministro italiano.
In molti erano in attesa di nuove decisioni riguardo il tema delle pensioni (di fondamentale importanza). Nonostante una prima tranche di trattative tra governo, partiti di maggioranza e sindacati, dopo qualche speranza di accordo si è arrivati ad un nulla di fatto, fino all’annuncio delle dimissioni del premier Draghi.
Tuttavia, la riforma delle pensioni resta tra i passaggi più importanti che dovrà compiere il nuovo governo per il futuro degli italiani. Con l’arrivo del 2023, infatti, aleggia il possibile ritorno della Riforma Fornero, un vero spauracchio per molti. Tuttavia, c’è chi è pronto a scommettere che la riforma delle pensioni arriverà dopo le elezioni di settembre.
In caso di vittoria del centrodestra, infatti, potrebbe essere sempre più probabile la proroga di quota 102, con l’abbandono definitivo di quota 100. Quest’ultima, infatti, ha permesso ai lavoratori di lasciare il lavoro a 62 anni di età e 38 di contributi, ma con un costo decisamente alto per le tasse dello Stato.
Se dovesse vincere il centrosinistra, invece, prende quota il potenziamento di Opzione Donna e Ape Social. Potrebbe essere infatti prevista una maggiore flessibilità per quei lavoratori che svolgono mansioni gravose e per le lavoratrici che hanno meno di 58 anni e con almeno 35 anni di contributi.