L’ultimo atto del Governo Draghi potrebbe essere proprio questo decreto aiuti bis, che interverrà a partire da agosto. Tra tante notizie positive, ce n’è una che potrebbe far storcere il naso a molti, subito controbilanciata da un aumento generale degli stipendi.
Con la fine dell’amministrazione Draghi, il premier e i suoi ministri devono muoversi a chiudere tutti gli affari in sospeso prima delle nuove elezioni del 25 settembre. Uno dei punti più importanti sul tavolo è il decreto aiuti bis, che mette sul tavolo una serie di nuovi aiuti per superare il momento di bassissima crescita economica e le mille spese.
Uno degli strumenti principali per il sostegno alle famiglie e ai lavoratori inserito dal Governo Draghi è il bonus da 200 euro una tantum. Nonostante i molti problemi nella messa in opera, il bonus è già stato consegnato a molti e agli altri arriverà entro la fine di ottobre. Il piano del Governo sarebbe quello di continuare ad elargire il bonus, ma sorge un problema: il costo dell’operazione.
Il bonus una tantuma da 200 euro, proprio per il fatto di essere universale, va a coprire una enorme fetta di popolazione in Italia, con equivalente esborso da parte dello Stato. La sola distribuzione del 2022 costerà allo Stato italiano quasi 7 miliardi di euro. Tale esborso non può essere replicato con leggerezza, perciò il Governo sta pensando a un piano di aiuti alternativo. Durante la riunione con i rappresentanti dei sindacati Cisl, Uil e Cgil, Mario Draghi ha proposto tale piano. Pensando sul lungo periodo, il premier dimissionario propone una decontribuzione degli stipendi dei lavoratori, in modo da aumentare gli stipendi netti in busta paga per tutti i prossimi mesi fino alla fine del 2022.
Questo permetterebbe ai lavoratori di avere più soldi in busta paga, al prezzo di un minore versamento dei contributi per tutto il resto dell’anno. Non sono ancora chiari i termini di questa operazione. Analisi e indiscrezioni mostrano come questa decontribuzione potrebbe riferirsi soltanto ai cittadini con uno stipendio inferiore a 35.000 euro l’anno, lo stesso limite che aveva il bonus di 200 euro.