Bonus 200 euro, arriva lo stop di Mario Draghi

Cambia il governo e cambiano le agevolazioni. Con l’addio del governo Draghi, infatti, arriverà lo stop al bonus 200 euro. Ecco perché

Dopo la crisi del governo innescata dal Movimento 5 Stelle e ingrandita dal Centrodestra, il governo Draghi ha visto crollare la propria maggioranza, fino alle inevitabili dimissioni del Presidente del Consiglio. Il 25 settembre, dunque, si andrà al voto e gli italiani dovranno decidere la nuova formazione del prossimo Parlamento.

(Flickr)

Tuttavia, con la fine del governo Draghi ci saranno parecchi cambiamenti riguardo i provvedimenti intrapresi dall’esecutivo. Con il cambio del governo, infatti, cambieranno anche le formule e la sostanza di molte agevolazioni. A seguito dell’addio del governo Draghi, infatti, arriverà lo stop al bonus 200 euro. Ecco perché.

Stop al bonus 200 euro con l’addio del governo Draghi

Se nei mesi scorsi il bonus 200 euro, erogato per la maggior parte degli aventi diritto durante il mese di luglio, è stato particolarmente apprezzato. Una sua proroga (consigliata e richiesta) sarà molto probabilmente disattesa. Non sembrano esserci margini, infatti, per un’estensione del bonus e con l’addio del governo Draghi si arriverà presto allo stop al bonus 200 euro.

Dopo l’incontro governo-sindacati, infatti, sono stati delineati quelli che saranno i maggiori provvedimenti all’interno del nuovo decreto Aiuti. il bonus 200 euro non sarà prorogato; tuttavia, è previsto che gli aventi diritto come liberi professionisti riceveranno il sostegno economico (in quanto per loro non vi è stata ancora alcuna erogazione).

(Ansa)

Inoltre, dopo l’incontro del governo con Cgil, Cisl e Uil, è stata confermata la proroga del taglio delle accise sui carburanti, oltre agli sconti per le bollette. Inoltre, secondo quanto dichiarato dal segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, potrebbero subire aumenti le tasse sugli extra-profitti delle aziende energetiche (che hanno interamente finanziato il bonus 200 euro).

Sul fronte pensioni, invece, si procederà in anticipo con la rivalutazione degli assegni pensionistici, a fronte della forte inflazione che ha fatto schizzare in alto i costi, con un conseguente caro vita. Dunque, il governo ha deciso di procedere già a settembre: 4 mesi prima della data previsa a gennaio.

Infine, è previsto un provvedimento di 14 miliardi di euro che servirà ad aumentare la decontribuzione dei redditi, entro i 35mila euro, dell’1% fino al 31 dicembre 2022. In questo modo, si otterrà un netto incremento dell’importo in busta paga del lavoratore.

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