La crisi delle bollette che stiamo attraversando in questo periodo potrebbe non essere tutta colpa delle azioni di Mosca. Andando a scavare in maniera più approfondita nella questione si nota che le radici della crisi sono da ricercare nei periodi antecedenti alla guerra.
Sarebbe troppo facile scaricare sulle azioni di Mosca tutte la colpa dell’aumento dei costi delle bollette. Sebbene l’invasione dell’Ucraina e tutte le sue dirette conseguenze abbiano dato una forte spinta al fenomeno, le prime avvisaglie c’erano state già prima. In particolare vanno ricercate in alcune scelte di politica energetica prese al livello nazionale ed europeo.
Da ormai diverso tempo l’Unione Europea e gli stati che la compongono hanno preso una precisa direzione per quanto riguarda le politiche energetiche. In uno slancio ambientalista e di apertura alle energie alternative, l’UE ha dato il via a una serie di politiche per sfavorire il consumo di combustibili fossile e dell’energia nucleare. Già da tempo è stato dato un taglio netto all’energia ottenuta tramite il carbone, e il gas naturale ha in gran parte soppiantato il primo combustibile fossile utilizzato per la produzione di energia elettrica.
Queste politiche, se da una parte stanno permettendo lo sviluppo di energie alternative, hanno dall’altra svantaggiato chi utilizza ancora in gran quantità le energie a combustibile. Con il carbone quasi totalmente scomparso e l’energia nucleare bandita dalla maggior parte degli stati dell’Unione, le uniche vie percorribili per ottenere energia elettrica sono il petrolio e il gas naturale, entrambe materie prime che vengono importate nel vecchio continente tramite la Russia. Questa è la ragione per la quale la guerra in Ucraina ha pesato così tanto sulle bollette, ma non è la sola cosa. In un periodo storico in cui la stragrande maggioranza della produzione energetica è affidata ai combustibili fossile, la regolamentazione così improvvisa e severa da parte dell’Unione Europea ha immediatamente dato il via a un aumento generale dei prezzi dell’energia.
A questo si affianca il fatto che le forme di energia alternativa che dovrebbero sostituire quelle tradizionali mancano ancora delle adeguate infrastrutture per poter essere prese in considerazione come alternativa efficace. Inoltre c’è da considerare come il prezzo dei combustibili, in particolare quelli che viaggiano via mare in forma liquida e non quelli trasportati dai gasdotti e oleodotti, siano oggetto di una spietata speculazione. Chi compra e rivende i combustibili per produrre energia sta speculando cercando di anticipare il momento in cui Gazprom, l’azienda che si occupa delle esportazioni di gas dall Russia, smetta di rifornire l’Europa. Grazie a queste speculazioni il prezzo sale ancora di più.