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Voto il 25 settembre, così i parlamentari salvano il vitalizio ancora una volta

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Riccardo Magliano

La legge vigente permette ai parlamentari di accedere al proprio vitalizio, in pratica una pensione, dopo un certo tempo di permanenza in Parlamento. Le elezioni fissate al 25 settembre 2022 permetteranno a molti parlamentari di conservare questo privilegio.

Un solo giorno. Un giorno soltanto ha fatto la differenza tra prendere o non prendere il vitalizio per tutti i parlamentari dell’attuale legislazione. Se le nuove elezioni politiche decise per la caduta del Governo Draghi si fossero tenute solo 1 giorno prima, gli attuali parlamentari avrebbero perso tutti i loro contributi.

Andiamo a vedere nel dettaglio. Secondo la legge un parlamentare ottiene il diritto al vitalizio, in pratica una pensione da parlamentare, se rimane in carica per almeno 4 anni, 6 mesi e 1 giorno. L’attuale Parlamento si è insediato, assieme al Governo Draghi, in data 23 marzo 2018, questo significa che il tempo minimo di permanenza per la possibilità di ottenere il vitalizio scade il 24 settembre 2022. Un giorno prima delle nuove elezioni politiche.

Sapendo questo, non pare un caso che la data delle nuove elezioni politiche sia stata stabilita proprio al 25 settembre. Il Governo Draghi, caduto in seguito allo strappo operato dal Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, ha dato il via a un processo che porterà a nuove elezioni, ma i parlamentari della corrente legislazione sarebbero comunque rimasti in carica anche dopo le elezioni. Questo perché, sempre secondo la legge, i parlamentari restano in carica fino alla riunione delle camere successiva alle nuove elezioni. Questa deve obbligatoriamente tenersi non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni stesse. In questo caso si tratterebbe del giorno 15 ottobre.

I parlamentari della corrente legislazione avrebbero perso il diritto al proprio vitalizio solo nel caso in cui il Parlamento si fosse riunito, dopo le nuove elezioni, entro il 24 settembre. Nel 2012 l’assegno che spettava ai parlamentari è stato sostituito dal vitalizio pensionistico che conosciamo oggi. Molto simile a quello che viene riconosciuto ai lavoratori, ma con qualche ostacolo in più. Infatti, se i normali lavoratori possono conservare i contributi versati nel caso non vadano in pensione all’età designata per mancanza di contirbuti, gli eletti alla Camera hanno un problema diverso. Se non dovessero raggiungere i sopra citati 4 anni e 6 mesi di carriera in Parlamento, dovrebbero rinunciare in toto a tutti i contributi versati fino a quel momento.

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