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Pensione a 58 anni: chi potrà andarci davvero

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Riccardo Magliano

Il ministro Orlando ha confermato una misura che permetterà alle lavoratrici italiane di andare in pensione a 58 anni. La misura di pensione anticipata potrà essere sfruttata anche nel 2023.

La crisi di governo che stiamo vivendo ha portato una forte preoccupazione per le misure a lungo termine su cui il Governo Draghi aveva cominciato a lavorare. Una delle più importanti è la riforma sulle pensioni, che avrebbe dovuto vedere la luce nel 2023. Vista la caduta dell’esecutivo, il tavolo delle trattative coi sindacati si è interrotto e si è stati costretti a ripiegare su altre misure temporanee.

Delle molte misure di pensionamento anticipato è stata confermata una delle più riuscite: Opzione Donna. Per bocca del ministro del lavoro Andrea Orlando, viene detto che Opzione Donna è stata prorogata anche per il 2023, con la posibilità per le lavoratrici di andare in pensione a 58 anni. Questo grazie al meccanismo che utilizza per la pensione anticipata. Opzione Donna può essere utilizzata per andare in pensione dalle donne con 35 anni di contributi e almeno 58 anni di età (59 se lavoratrici autonome).

Naturalmente si tratta di un’anticipazione dell’età pensionabile e questo comporta un’attenta valutazione dei benefici e dei costi. Infatti si rischia di andare incontro ad una minore retribuzione pensionistica, corrispondente ad un coefficiente di trasformazione e montante contributivo più bassi. La penalizzazione dipende dal sistema di calcolo che si basa sugli accrediti totali del lavoratore e non sugli ultimi redditi percepiti. Questa opzione può essere valida per le donne di 58 e 59 anni che al 31 dicembre 2020 abbiano maturato 35 anni di contributi che però non prevedono l’accumulo tra diverse casse e nemmeno i contributi figurativi della disoccupazione, della malattia o dell’infortunio.

In questo caso non conviene accedere a questa possibilità soprattutto a causa del sistema di attribuzione tramite sistema misto, visto che l’anticipo sarebbe troppo penalizzante. L’unica alternativa, ma questa va valutata con molta attenzione è la possibilità di colmare il gap attraverso la tassazione, ma questa non può comunque ridurre a zero la differenza.

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