Una occhiata profonda ai meandri delle questioni reddituali relative al mondo Inps porta ad alcune rilevanti constazioni: un lavoratore su 3 guadagna meno di 780 euro al mese. Ovvero quanto il reddito di cittadinanza.
Che ci sia crisi, è risaputo: che nelle tasche degli italiani i soldi siano sempre meno, anche. Ma che la situazione sia tanto allarmante come sta emergendo in queste ore, forse, non tutti se lo aspettavano: per uno su tre, tra i lavoratori italiani, la somma è inferiore ai 780 euro mensili. Come arrivare a fine mese, così?
Una situazione allarmante per tanti italiani e le loro famiglie: soldi sempre di meno, e prezzi sempre maggiori. Tante le categorie di cittadini in crisi. Ma tra i più in difficoltà, le donne.
Sono loro, le più discriminate, le donne, sembrano orientarsi più o meno tutte su una retribuzione media nel 2021 è di 20.415 euro, inferiore del 25% rispetto alla media maschile.
In Italia circa tre lavoratori su dieci guadagnano lavorando quanto otterrebbero con il reddito di cittadinanza. Stando alla relazione annuale dell’Inps, che il presidente dell’istituto di previdenza sociale Pasquale Tridico ha sciorinato per il Parlamento, il 28% dei lavoratori ottiene meno di 780 euro al mese, vale a dire appunto la soglia massima del reddito di cittadinanza prevista a un single.
Sono un esercito di 4,3 milioni di lavoratori, che – ha detto Tridico – «guadagna meno di 9 euro lordi l’ora». Inflazione boom, la spesa vola, i salari invece non crescono.
In Italia c’è una forte disparità sulla distribuzione dei redditi, ha ammesso caldamente Tridico.
«Il 10% dei dipendenti a tempo pieno guadagna meno di 1.495 euro, il 50% meno di 2.058 euro e solo il 10% ha livelli retributivi superiori a 3.399 euro lordi»: queste le parole con cui Inps ha fotografato un quadro che indubbiamente appare a dir poco fosco.
Come detto, sono le donne discriminate in modo netto e evidente. Le più in crisi: «La loro retribuzione media nel 2021 è di 20.415 euro, inferiore del 25% rispetto alla corrispondente media maschile».
Il lavoro malpagato si va poi a specchiare anche sulle pensioni: stando al rapporto Inps, con 30 anni di contributi e un salario di 9 euro lordi l’ora, un lavoratore potrebbe guadagnare, si fa per dire, una pensione a 65 anni di circa 750 euro.
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