L’introduzione del salario minimo in Italia è a 400 euro dall’arrivo. L’incontro tra Mario Draghi e il presidente degli industriali Bonomi mette in chiaro quali sono i problemi dell’introduzione della misura.
Ormai sono mesi che tra le istituzioni si parla dell’introduzione del salario minimo anche in Italia. Una misura già utilizzata da molti stati europei, ma che qui fatica a trovare spazio. Con la crisi economica dovuta all’inflazione e al costo del gas, si pensa che possa essere una buona idea dare a tutti un salario minimo che possa sostenerli.
Tuttavia la misura sta incontrando dei solidi scogli di opposizione. Gli industriali, capeggiati dal presidente Carlo Bonomi, hanno reso chiaro che, proprio per il periodo che stanno affrontando non solo le famiglie italiane, ma sopratutto le imprese, l’introduzione del salario minimo a 9 euro l’ora è troppo dispendioso. Un incontro definito “interlocutorio” tra Bonomi e Mario Draghi ha chiarito le posizioni di entrambe le parti, nonché le ragioni di ognuna delle due.
La misura del salario minimo comprende anche una forma di compensazione per le imprese italiane nella forma di un taglio al cuneo fiscale. Vale a dire un taglio a tutte quelle tasse che le imprese pagano sui lavoratori e che contribuiscono a rendere il costo del lavoro in Italia terribilmente alto. Bonomi si esprime sulla faccenda appoggiando la dichiarazione già fatta da Confindustria, che ha dichiarato la necessità di un taglio di 16 miliardi di euro, di cui un terzo per le imprese e due terzi per i lavoratori con un reddito inferiore a 35.000 euro. La proposta non trova le simpatie del Governo, che sembra invece intenzionato a stanziare tra i 5 e i 6 miliardi di euro, dato che una parte dei fondi dovranno essere utilizzati per le misure anti-inflazione.
Il ministro del lavoro Andrea Orlando ha presentato una proposta per utilizzare in ogni comparto il contratto più rappresentativo, portando come parametro il Tec, il trattamento economico complessivo. Confindustria, invece, vorrebbe che fosse usato il Tem, il trattamento economico minimo dei contratti. Il primo tiene conto anche di altre voci, come la tredicesima, la quattordicesima, il TFR o il wlefare aziendale. Secondo uno studio del Centro Lavoro&Welfare, la distanza tra i due parametri vale 400 euro mensili.