Che cosa sta succedendo sul fronte pensioni, in Italia? Parrebbe infatti che lo Stato stia procedendo ad un percorso che consisterebbe nella vendita del patrimonio immobiliare per salvare gli assegni. Per quali motivi? E quali sono i problemi di fondo?
Si sta delineando una prospettiva che, se da un verso assomiglierebbe quasi ad un ‘salvagente’ per gli italiani e la loro pensione, dall’altro darebbe i contorni di una vera e propria situazione drammatica al quadro complessivo delle risorse finanziarie sul fronte pensionistico. Perché? Cosa sta accadendo? Vediamoci chiaro.
Da un certo punto di vista sti stanno come per aprire nuovi scenari e chance concrete per pagare di più le pensioni, detta in soldoni: o, in altri termini, per reperire risorse sufficienti a garantire il gettito pensionistico italiano. Ma di cosa parliamo nel concreco?
Da tempo, in ottica crisi, le istituzioni si interrogano sul come e dove trovare fondi e risorse per pagare di più le pensioni. In dettaglio, volendo semplificare il concetto, l’obiettivo, complice le gravi situazioni pandemiche e di guerra e di rincari, si prova a concedere più soldi ai pensionati. Ma come? Il target individuato è quello di un significativo abbattimento della pressione fiscale. Vediamo come avverrebbe.
Si sa, infatti, che con meno tasse sul cedolino della pensione, in pratica il quantitativo liquido finalmente potrebbero essere fatto crescere nel concredo: ma come riuscirci?
Quello che sta emergendo in questi ultimi tempi è che ci sarebbe la possibilità concreta di pagare di più le pensioni andando a scovare delle buone risorse dal mattone. Il modo, nella pratica, sarebbe quello di giungere a valorizzare l’enorme patrimonio immobiliare della Pubblica Amministrazione in accordo con una proposta che è stata avanzata dalla Federazione autonoma bancari italiani (Fabi).
Questo è perchè, in pratica, si valuta come il patrimonio immobiliare alla PA possa valere la incredibile cifra di quasi 300 miliardi di euro. Con le banche che potrebbero avere in tal senso un compito chiave per la valorizzazione di questi asset.
Ma come si verificherebbe la procedura nella sua interezza? Proviamo a vederci chiaro e a capire la fattibilità di questa interessante proposta.
Seguendo questo concetto, infatti, gli assegni INPS nel 2023 non solo andrebbero ad aumentare ma, in linea almeno teorica, dovrebbero aumentare quasi per tutti in maniera davvero significativa. A partire dagli assegni INPS che sono più ridotti. Vediamo di capire il perché.
Pur non essendo atteso, per il 2023 è necessario, secondo molti analisti del mercato e delle situazioni economiche generali, un importante aumento per l’importo delle pensioni: questo per evitare che l’inflazione corroda le poche risorse di tanti cittadini, bloccando non solo i consumi ma anche la loro sussistenza.
In questo senso la proposta di Fabi, per contrastare l’inflazione galoppante nel 2022, mira alla profonda rielaborazione degli assegni INPS nel 2023 cercando e trovando le risorse tra il patrimonio della pubblica amministrazione.
Il che dovrebbe portare il Governo italiano a avere le coperture finanziarie. Si valuta che, con un’inflazione 2022 all’8%, nel 2023 la rivalutazione delle pensioni costerà all’INPS ben 24 miliardi di euro.
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